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A ogni giocatore la sua motivazione: 4 strategie per motivare un bambino attraverso il gioco

Dimmi come gioca e ti dirò come motivarlo

Motivare un bambino attraverso il gioco è un’ottima strategia ma i giocatori non sono tutti uguali! In questo articolo scopriremo insieme 4 differenti strategie per 4 tipologie di giocatori.

Perché motivare un bambino attraverso il gioco

L’Accademia degli Stracuriosi nasce con l’obiettivo di rendere divertente l’apprendimento utilizzando diversi strumenti: il linguaggio teatrale, le storie, i video e naturalmente (che è la parte che più mi compete) il gioco.

Il gioco rende subito tutto più stimolante, più attraente. Lo canticchiava già Mary Poppins più di 50 anni fa: “in tutto ciò che devi far il lato bello puoi trovar, lo troverai e hop! Il gioco vien!”. Ok, cara Mary Poppins siamo tutti d’accordo con te. Il problema è: come facciamo a trovare questo famoso “lato bello” in grado di trasformare un compito noioso in un’attività ludiforme?

A ogni giocatore la sua motivazione…

Lo studioso Richard Bartle, ha individuato quattro principali tipologie di giocatori.
Il lavoro di Bartle si concentra principalmente sui giocatori di videogiochi ambientati in mondi virtuali ma la categorie che ha individuato possono essere allargate anche alla realtà non virtuale e darci così qualche spunto per motivare un bambino a portare a svolgere una determinata attività.

Scopriamo quali sono:

I bambini che amano riuscire

Bartle li chiama gli “achievers” e sono quei giocatori secondo i quali la parte più divertente di un gioco consiste nell’agire sul contesto per raggiungere un determinato obiettivo. Attenzione! Per questi giocatori “riuscire” non significa competere con gli altri, quanto piuttosto competere con se stessi.

Provate quindi a motivare un bambino archiever trasformando il compito da svolgere in una piccola sfida personale. Quando, per esempio, siete al supermercato provate a cronometrare il tempo che impiegano per trovare un determinato prodotto oppure chiedete loro di individuare le 10 pesche più belle: si impegneranno al massimo e miglioreranno anche le loro competenze di consumatori. 

Inoltre, ricordate che questi giocatori adorano ricevere una ricompensa per il compito svolto: non stiamo parlando di dar loro un regalo ogni volta che vi accompagnano a fare la spesa, quanto piuttosto di usare, per esempio, un diario dove annotare le principali sfide superate. Tenete presente che per loro la ricompensa è importante in quanto testimonianza concreta del successo ottenuto.

I bambini che amano esplorare 

Bartle li chiama appunto gli “explorer” e sono quei giocatori che trovano divertente e stimolante interagire con il contesto. Qual è la differenza con gli achievers? A loro non importa raggiungere o meno un obiettivo quanto piuttosto testare soluzioni diverse, osservare, scoprire…

Per rendere più stimolante per loro un compito lasciategli quindi ampio margine di azione, lasciate che esplorino da soli i “modi” di svolgerlo.

Al supermercato, per esempio, chiedete loro di aiutarvi a capire perché i prodotti sono disposti in un determinato modo oppure lasciate che siano loro a decidere l’ordine con cui prendere i prodotti o con cui visitare i negozi per le diverse commissioni della giornata. Forse impiegherete più tempo del solito (è il “problema” degli explorer) ma avrete conquistato la sua collaborazione e lavorato sulla sua autonomia.

I bambini che amano interagire con gli altri 

Attenzione: tutti (chi più chi meno) amiamo interagire con gli altri, la socialità è nella natura dell’essere umano. Così come tutti siamo contenti se raggiungiamo un obiettivo o se scopriamo qualcosa di nuovo. Stiamo parlando però di qual è quella condizione senza la quale per un determinato giocatore o bambino difficilmente un’attività risulta stimolante e interessante.

socializer, così li chiama Bartle, trovano particolarmente stimolante un gioco (e nel nostro caso un compito) che li permetta di interagire con gli altri e per interagire intendiamo: conoscere persone nuove o approfondire una conoscenza, parlare, condividere, sentirsi parte di un gruppo, provare la gioia del dare e ricevere. Svolgere un compito da soli o esclusivamente per se stessi è per loro terribilmente noioso.

Lavorate sull’aspetto sociale del compito che devono portare a termine e subito acquisterà ai loro occhi una nuova veste.

Per esempio quando sono con voi a fare compere lasciate che interagiscano con i commessi per capire perché un prodotto è migliore di un altro oppure chiedete loro di provare a scegliere un gelato che possa particolarmente piacere al papà o alla mamma.

I bambini che amano distinguersi 

Ho fatto una gran fatica nel trovare una definizione che rendesse giustizia a questo tipo di giocatori / bambini. Bartle li chiama addirittura i “killers” e li descrive come i giocatori che amano dominare. Noi li descriviamo come i giocatori / bambini che trovano particolarmente piacevole eccellere rispetto agli altri.

In questo caso, il modo più facile per rendere particolarmente stimolante un’attività è renderla competitiva: al supermercato sfidatelo a chi ricorda più prodotti della lista della spesa o a chi primo arriva a un determinato prodotto e subito si fionderanno! Ma attenzione a non esagerare!

Potete rendere stimolante un’attività anche trasformandola in un’attività che consenta loro di esprimere la propria leadership. Per esempio lasciate che siano loro a decidere cosa pranzare mostrando loro quali sono le esigenze di tutti i membri della famiglia e chiedendo loro di aiutarvi a tener conto di tutto. (I killers, a differenza di archievers ed explorer sono comunque dei giocatori molto sociali, anche se dominanti).

Un’ultima precisazione…

Prima di salutarvi vorrei chiudere con una precisazione: le soluzioni proposte sulla base delle tipologie di giocatori lavorando sulla “forma” e non sul “contenuto” possono aiutarvi a rendere più stimolante un compito che di base non lo è.

Considerateli quindi solo dei piccoli trucchetti da usare saltuariamente, il famoso “zucchero” che serve a buttar giù la pillola.

Se invece vostro figlio deve eseguire un compito che già di per sé ama, per esempio “disegnare”, trasformatelo in modo da attivare proprio quelle “motivazioni” che di solito non lo stimolano abbastanza: per un bambino achievers, per esempio, provate a rendere il disegno un’attività collaborativa ed esplorativa svincolandolo da qualunque obiettivo e aiutandolo quindi nello sviluppo delle sue competenze interpersonali, al contrario un bambino socializer potrebbe usare il disegno per concentrarsi maggiormente su se stesso e lavorare sulla sua intelligenza intrapersonale.

E voi adulti? Leggendo questo articolo vi siete chiesti anche che tipo di giocatori siete? Io sicuramente un achievers  😉

Cristina Palermo

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