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U di Unicità. Come riconoscere e valorizzare le differenze

A cosa pensiamo quando parliamo di unicità?

Quando riflettiamo sul concetto di unicità, quello che ci viene subito in mente è come ogni essere umano (dall’adulto al bambino) abbia una propria specificità, al punto che ingabbiarlo in una definizione o categoria predefinita significherebbe non considerarlo per quello che realmente è.

Se è vero, quindi, che ognuno di noi è unico, è vero anche che ognuno di noi è diverso.

Didattica dell’unicità e apprendimento personalizzato

In ambito prettamente scolastico, l’unicità si collega a un discorso di didattica maggiormente inclusiva, che sia calibrata sulle esigenze, i bisogni, le inclinazioni di ciascun alunno, ma anche sul contesto familiare, culturale, sociale nel quale nasce e cresce.

Insomma, una scuola che tenga conto dell’unicità di ciascuno dovrebbe praticare forme di apprendimento sempre più personalizzate, che riescano a mettere in connessione ciò che gli studenti imparano attraverso lo studio e le esperienze con gli interessi personali, così che durante tutto il loro percorso di istruzione possano sentirsi motivati, coinvolti, capaci.

Educazione all’unicità: il valore dell’individualità

Ma c’è anche un altro modo in cui possiamo declinare la parola unicità, nel momento in cui, oltre che di “didattica dell’unicità”, parliamo di “educazione all’unicità”.

Alla globalizzazione e all’omologazione, a cui rete e social network hanno dato una spinta inarrestabile, solo il valore dell’unicità può porre un contrappeso che ristabilisca il giusto equilibrio tra essere parte di un tutto (la comunità locale, nazionale, europea, mondiale) e singole individualità.

Individualità e comunità: due concetti complementari

Nel nostro lavoro quotidiano con i bambini, vogliamo rendere concreto ai loro occhi come due concetti apparentemente in antitesi (singolo e gruppo, individualità e comunità) siano invece in una relazione di integrazione e di osmosi continua, in cui l’uno necessita dell’altro per svolgere la sua funzione, ovvero quella di generare felicità e benessere.

Se è vero – come afferma Maria Montessori – che “una prova della correttezza del nostro agire educativo è la felicità del bambino”, è altrettanto vero che una prova della correttezza del nostro agire educativo è la felicità di un’intera comunità, all’interno della quale ciascuno vede riconosciute, accolte e valorizzate le differenze.

4 modi per educare gli alunni all’unicità

Educare all’unicità non vuol dire, come a volte fanno alcuni genitori, innalzare i propri bambini al di sopra degli altri o delle regole, ma:

  • riconoscere l’unicità non come un unicum, ma come un insieme di specificità che non riguardano solo il “plus” o il “deficit“, ma ogni singola persona;
  • valorizzare l’unicità, creando spazi e momenti in cui le sue specificità possano esprimersi e svilupparsi;
  • portare le singole specificità a operare all’interno di un contesto di gruppo, perché unicità non è isolamento, ma inclusione;
  • soprattutto, affiancare e sostenere il bambino nel riconoscere, valorizzare e integrare le unicità degli altri con la sua e questo non solo lì dove abbiamo una condizione di disabilità o di migrazione, ma anche semplicemente un “altro” che in quanto tale è comunque diverso da “sé”.

Concludendo

Educare all’unicità è, quindi, educare al dialogo e al confronto, perché, come sono unico io, lo sei anche a tu e questa unicità non ci rende stranieri l’uno all’altro, ma complici e alleati nella costruzione di una società democratica, pacifica, multiculturale. In una sola parola: migliore.


Questo articolo fa parte della rubrica: “Il metodo Stracuriosi dalla A alla Z”. Settimana dopo settimana, lettera dopo lettera, condivideremo con voi quali sono i principi, i valori, le parole chiave alla base del nostro metodo. Scopri tutte le altre lettere.

Immagine di pressfoto su Freepik.

Alessandra Maltempo

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