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R di Reciprocità. Quando insegnare non è solo dare, ma anche ricevere

Si parla di reciprocità nelle relazioni interpersonali (di coppia, di amicizia, genitori-figli), ma mai di reciprocità nella relazione insegnante-alunni.

Che senso e che valore dobbiamo dare allora a questa parola in ambito scolastico?

Come facciamo a capire se la relazione con i nostri alunni è instaurata sotto il segno della reciprocità?

Come prima cosa possiamo farci le seguenti domande:

  • “Quanto spesso cambio idea od opinione ascoltando i miei bambini?”
  • “Quanto spesso mi lascio coinvolgere emotivamente durante l’attività con i miei alunni?”
  • “Quanta importanza do ai feedback negativi dei miei alunni (se ad esempio si sono mostrati deconcentrati, annoiati o non hanno compreso?)”
  • “Con quale frequenza faccio riflessioni di auto-critica sul lavoro svolto nella mia classe?”

Se la risposta a queste domande è “poco” o “quasi mai”, allora vuol dire che il piano della relazione fra noi e i nostri alunni è a senso unico. Anche nella didattica più innovativa ho spesso notato questo: è l’alunno che riceve moltissimo dall’adulto, ma quest’ultimo riceve ben poco dal bambino.
Ciò che accade in questo tipo di relazione è che l’insegnante non è in grado di accogliere empaticamente le osservazioni e le risposte dei propri alunni.

Se invece la risposta a queste domande è “spesso” o “sempre”, allora molto probabilmente avete impostato una relazione caratterizzata dalla reciprocità. Ve ne eravate resi conto o vi è venuto naturale?

Perché è importante la reciprocità nel rapporto educatore-bambino

Il processo educativo, invece, non può non intendere il rapporto fra l’educatore e l’educando in termini di reciprocità, in quanto – seppur con ruoli e caratteristiche differenti – si tratta di persone in costante dialogo, che (al di là di chi sa e insegna e di chi non sa e impara) devono influenzarsi e contaminarsi a vicenda.

Molto spesso si pensa che un insegnante troppo empatico e aperto al dialogo e al confronto e che svela troppo le proprie emozioni, che – in poche parole – si mette in gioco sul piano relazionale e affettivo, possa perdere di autorevolezza.

Niente di più falso. In realtà se l’entusiasmo, la curiosità, l’interesse, la fiducia che speriamo di suscitare nei nostri alunni non abitano anche noi, difficilmente si potrà avviare in maniera efficace un processo di costruzione della conoscenza; processo che può fluire solo dall’entusiasmo, dalla curiosità, dall’interesse e dalla fiducia che noi in primis nutriamo nei loro confronti e (implicitamente) nei confronti del nostro lavoro.

Una piccola precisazione…

Attenzione, però. Non si tratta di mettere in discussione la natura asimmetrica del rapporto fra docente e alunno (dovuta all’età e al ruolo): è giusto che l’alunno percepisca l’insegnante come persona con un grado di conoscenza, saggezza e giudizio superiore al suo e che a sua volta l’insegnante verifichi i progressi dei propri alunni attraverso compiti e interrogazioni.

Piuttosto, si tratta di trovare – pur in tale asimmetria – il riconoscimento reciproco di essere simili, di avere emozioni, idee, pensieri degni di ugual rispetto e di ugual valore dal punto di vista umano. Insomma, l’insegnamento che si fa in una dimensione di reciprocità è un insegnamento che, oltre a saper dare, sa anche ricevere.

Tutto questo può concretizzarsi non solo attraverso un rapporto dialettico (che tiene conto anche del piano non verbale della comunicazione), ma anche attraverso la passione. È la passione per il nostro lavoro e per la disciplina che insegniamo che lascia il segno.

Concludendo…

Concludendo, lavorare su questo aspetto significa trasferire sui nostri alunni un’immagine positiva di noi stessi e del nostro compito e – di riflesso – un’immagine positiva di tutto ciò che è sapere e conoscenza.
Insomma, è solo nella reciprocità che possiamo trovare (o ritrovare) il piacere di insegnare e, di conseguenza, il piacere di apprendere. 

Voi cosa ne pensate?


Questo articolo fa parte della rubrica: “Il metodo Stracuriosi dalla A alla Z”. Settimana dopo settimana, lettera dopo lettera, condivideremo con voi quali sono i principi, i valori, le parole chiave alla base del nostro metodo. Scopri tutte le altre lettere.

Photo by Katerina Holmes from Pexels

Alessandra Maltempo

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