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T di Tempo. Tre metodi per educare nel “qui e ora”

Il tempo dell’educazione è un tempo passato, presente o futuro?

È molto importante a mio avviso riflettere su questo aspetto.
Sicuramente, dal punto di vista di chi educa, il tempo dell’educazione si coniuga al tempo futuro, perché educare significa gettare solide basi per la vita adulta che attende i nostri figli, significa preparare il bambino che è a diventare l’adulto che sarà.

L’educazione è una sorta di investimento futuro, insomma.
E’ seminare un raccolto del quale vedremo i frutti solo molto dopo, nel futuro appunto.

E i bambini, invece? Che tempo vivono?

La risposta è sicuramente questa: a differenza dei grandi, vivono esclusivamente il tempo presente.

Per noi adulti infatti – che siamo molto concentrati su ciò che è stato e su ciò che sarà – è faticoso vivere il presente, talmente faticoso da sembrarci a tratti impossibile.
Concentriamo mente ed emozioni nei rimorsi e nei rimpianti oppure ci rifugiamo nei ricordi nostalgici (il Passato).
Oppure siamo perennemente preoccupati da ciò che potrebbe essere o accadere e allora ecco affiorare ansie, paure, preoccupazioni, più raramente pensieri di fiducia e di speranza (il Futuro).

Oppure siamo Altrove; e questo accade quando mentre siamo occupati in una cosa, il nostro pensiero corre ad un’altra: siamo in vacanza e pensiamo al lavoro; siamo con i nostri figli e pensiamo a cosa preparare per cena.

I bambini invece no. Vivono esclusivamente e totalmente il momento presente. E questo non è un limite, ma un campo di forza magnetico da cui non dobbiamo fuggire se vogliamo agire efficacemente.

In veste di genitori e insegnanti, dobbiamo quindi tener conto nel nostro lavoro di educatori anche della variabile tempo, facendo uno sforzo di capovolgimento del pensiero.

Come educare i bambini nel tempo presente?

Dobbiamo agire in questo tempo presente sotto tre diversi (ma complementari) punti di vista.

1. Concedendosi del tempo.

Può sembrare un’affermazione strana, ma per educare nel presente dobbiamo prenderci del tempo.
Educare, infatti, significa anche concedersi una grande quantità di tempo per farlo.

Se il tempo è poco ci faremo facilmente prendere dall’ansia di non riuscire a fare abbastanza ed entreremmo nel circolo vizioso di forzare i processi, accelerare le fasi, per “recuperare” quel tempo che ci sfugge.
So che questa affermazione può sembrare in contraddizione col mantra “tempo di qualità”, ma non è così. Vero che la quantità di tempo che trascorriamo insieme ai nostri bambini non basta se questa quantità non è di qualità, e che allo scenario “tanto tempo di scarsa qualità” è preferibile lo scenario “poco tempo, ma di qualità”, ma si tratta pur sempre di due scenari non ideali. Insomma, parlare di tempo-qualità in contrapposizione al tempo-quantità è decisamente fuorviante.

Anche la quantità è importante e gioca il suo ruolo. Un percorso educativo efficace richiede tempo, i bambini ci chiedono tempo, crescere richiede tempo. E nell’era della velocità, del multitasking, del massimo risultato con poco sforzo, del mostrare anziché dell’essere, il tempo-quantità fatica a prendersi il suo necessario spazio.

2. Concentrandosi di più sul cammino e meno sulla mèta.

In ambito scolastico, ciò si traduce nel trovare una forma di mediazione fra il momento presente (l’attività nel momento in cui si svolge) e il traguardo (l’obiettivo che si vuole raggiungere). Se infatti ci si focalizza troppo sul risultato che vogliamo raggiungere, difficilmente riusciremo a vedere ciò che accade nel mentre.

Questo non significa affatto dover rinunciare a una programmazione e pianificazione della didattica e “vivere alla giornata”. Significa, invece, restare concentrati e ancorati al presente, a come e al perché i bambini fanno, così da restare il più possibilmente connessi con i loro bisogni e le loro potenzialità.

3. Trovare una motivazione presente all’apprendimento.

Se è vero che il bambino non conosce altra dimensione spazio-temporale se non quella del ‘qui e ora’, allora l’educatore non è che in questa dimensione che può agire e motivare.

Un alunno, ad esempio, non può essere motivato a fare calcoli aritmetici o a imparare l’inglese o a conoscere la geografia perché “nel futuro questa cosa gli potrà servire”. Il bambino non ragiona “col senno di poi”.
Né tanto meno il bambino ragiona in termini di utilità, ma in termini di piacere.

Io-bambino mi applico in un calcolo matematico se trovo piacere nel farlo. Stessa cosa per qualsiasi altra materia o competenza da acquisire. Un bambino non necessariamente studia musica perché vuole diventare un musicista o gioca a basket perché vuole diventare un professionista dello sport.
Lo fa perché quella cosa gli procura piacere.

Se un insegnante non riesce a far apprezzare la propria materia ‘qui e ora’ è un problema suo, non del bambino che non riesce a capire quanto la conoscenza di determinati argomenti possa giovargli in futuro.

Curiosità

Vivere il presente anche in campo educativo non è soltanto un fatto di strategia.
Il presente è davvero l’unica realtà possibile. 
Ce lo hanno detto tutti: la cultura antica (il “carpe diem” oraziano), la meditazione orientale (“Se non ora, quando”), la Bibbia (“Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso”, Vangelo secondo Matteo)  e anche la scienza!
Secondo la fisica quantistica, infatti, (e prima ancora secondo Albert Einstein) se avessimo la possibilità di guardare l’universo al di fuori dello spazio e del tempo avremmo la possibilità di vedere da una parte l’inizio (il Big Bang) e dall’altra qualunque cosa succeda. La nostra vita, ad esempio, si dispiegherebbe davanti ai nostri occhi come con una nastro srotolato che va dalla nascita alla morte. 
In altre parole, per quanto sia difficile da immaginare (e accettare!), da questa prospettiva (cioè al di fuori del tempo e dello spazio) non c’è nessuno scorrere di avvenimenti, non c’è un prima e un dopo: passato, presente e futuro sono tutti contemporaneamente reali e presenti, tutti congelati in un eterno “ora”!

Questo articolo fa parte della rubrica: “Il metodo Stracuriosi dalla A alla Z”. Settimana dopo settimana, lettera dopo lettera, condivideremo con voi quali sono i principi, i valori, le parole chiave alla base del nostro metodo. Scopri tutte le altre lettere.

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Alessandra Maltempo

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