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Stra Curiosità. 5 suggerimenti

S di StraCuriosità. 5 consigli pratici per stimolarla

Come possiamo stimolare la curiosità nei nostri bambini? Anzi, dirò di più, come possiamo insegnare loro la curiosità perché abbiano sempre il desiderio di imparare, anche da adulti?

Prima di darvi alcuni consigli pratici, chiamo idealmente qui con me quattro personaggi illustri del mondo della politica, della cultura e della scienza, che mi aiuteranno a ricostruire il significato più prezioso di questa parola, oltre che il ruolo fondamentale che ha nell’apprendimento e nel progresso del genere umano.

Perché, diciamocelo chiaramente, questa parola ultimamente è stata un po’ svuotata del suo significato originario e la sua accezione è spesso anche negativa.
Pensate al gossip e ai facili slogan “lo sapevate che…”, o al fatto che con ‘persona curiosa’ spesso ci si riferisca a chi ama impicciarsi nei fatti degli altri; e ancora: come l’aggettivo ‘curioso’ può anche indicare persone o cose bizzarre, strane, ridicole.

Il significato di curiosità tutt’altro che scontato

Curiosità come “prendersi cura”

Curiosità, in realtà, deriva dalla parola ‘cura’, intesa come premura, sollecitudine.
Il curioso è innanzitutto chi si cura di qualcosa… Ah! Che significato meraviglioso! “Prendersi cura di qualcosa”… significato, questo, che poi si estende alla cura verso il sapere, la conoscenza, l’indagine.

La curiosità quindi, non è fredda ricerca di un’informazione, ma un’attitudine mentale appassionata e irrefrenabile che – di fronte a cose ed eventi insignificanti per la maggior parte delle persone – si manifesta con un ‘perché?’.

E’ un concetto, questo, ben riassunto nell’aforisma del politico e imprenditore statunitense Bernard Baruch:

In milioni hanno visto una mela cadere da un albero, ma solo Newton è stato quello che si è chiesto perché.

Lo stesso Albert Einstein affermava

Non ho particolari talenti, sono soltanto appassionatamente curioso.

Curiosità “curiosa”

La curiosità, inoltre, è ‘curiosa’ (nel significato di ‘stravagante’, ‘bizzarra’), in quanto spesso si manifesta in maniera disorganizzata, dirigendosi verso cose apparentemente inutili, non necessarie (il perché una mela cade, appunto!).
Il fatto è che non esistono categorie di cose o eventi più degne di suscitare curiosità (e quindi risposte) rispetto ad altre.
La curiosità, come diceva il filosofo Filone di Alessandria, è per sua natura “…indiscreta in tutto, riluttante a trascurare qualsiasi cosa”.

Curiosità “pericolosa”.

Per questo motivo la curiosità è considerata anche pericolosa.
Ricordate quando Collodi, nel suo Pinocchio, mette in guardia i bambini dicendo che la curiosità, soprattutto quando è spinta troppo, spesso e volentieri ci porta addosso qualche malanno.

Questa caratteristica la sottolinea, seppur sotto un aspetto diverso,  anche lo scrittore Vladimir Nabokov:

la curiosità nella sua forma più pura è insubordinazione.

Il curioso, infatti, non si accontenta di osservare il mondo così com’è né tanto  meno di prendere per buone le risposte che hanno soddisfatto chi ci ha preceduti. La curiosità vuole andare oltre e provare a spiegarsi le cose da un nuovo punto di vista.

Non è che forse è proprio per questi due ultimi aspetti (esprimere cioè un giudizio su ciò che merita curiosità e su ciò che non merita curiosità, oltre che sull’eventualità che la curiosità possa mettere in discussione lo status quo del sapere) che, a volte, la scuola tende a reprimere la curiosità piuttosto che a stimolarla?

D’altronde lo stesso Einstein dichiarò che era a dir poco un miracolo che i moderni metodi di insegnamento non avessero ancora soffocato la sacra curiosità della ricerca.

Eppure è la curiosità la leva della conoscenza e la conoscenza è prendersi cura delle cose del mondo.

La curiosità è ostinata, appassionata, coraggiosa! La curiosità è (parafrasando lo scrittore Graham Swift) “amore folle per il mondo”! Ecco perché non c’è niente di più repressivo di un adulto che reprime la curiosità di un bambino, anziché stimolarla e incoraggiarla.

5 consigli pratici per stimolare la curiosità nei bambini

Ascoltare. La curiosità non sempre si manifesta attraverso domande chiare e dirette. Spesso il bambino è cauto nell’introdurre un argomento intorno al quale sente curiosità, poiché teme un giudizio o addirittura la censura. Per questo è necessario che l’adulto non sia frettoloso nell’esprimere osservazioni e risposte, ma che si mostri da subito disponibile all’ascolto, incoraggiandolo attraverso un ascolto attivo e la dimostrazione di un sincero interesse.

Non dare risposte sbrigative.
Bisogna rispondere alla curiosità con altrettanta curiosità. L’adulto, infatti, dovrebbe saper cogliere nelle domande dei bambini un’opportunità di trasmissione di saperi e valori, nonché di dialogo aperto e di confronto. E se non conosciamo la risposta, non limitiamoci a un “non lo so”, ma aggiungiamo “proviamo a cercare delle risposte insieme”.

Non esprimere giudizi sulla sua curiosità (o, meglio, sull’utilità di soddisfarla). Piuttosto commentiamo le sue osservazioni e domande con frasi del tipo: “Non ci avevo mai pensato… ho visto questa cosa tante volte, ma non mi ero mai posta questo problema… è molto interessante questa domanda…”.

Favorire un approccio olistico alla conoscenza, cercando, nelle nostre risposte e osservazioni, di fare parallelismi e connessioni con altri Saperi.

Non chiudere necessariamente le risposte. Usare parole come “probabilmente”, “forse”, “non per tutti è così”, “non è stato dimostrato”, “non è stato ancora inventato” non renderà le nostre risposte insoddisfacenti, ma apriranno la mente del bambino alle porte della possibilità, nonché al desiderio di approfondire e di alimentare il piacere della ricerca.

Alessandra Maltempo

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