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Giochi di ruolo tra papà e figlio

I giochi di ruolo come strumento di dialogo e apprendimento

C’è una modalità di comunicazione con i bambini che favorisce moltissimo il dialogo e spesso aiuta anche in situazioni difficili da gestire. Si tratta dei giochi di ruolo (il “facciamo finta che io sono… e che tu sei…”). Qui non tratterò del “facciamo finta…” che si fa tra bambini nel loro spazio di gioco libero e in cui spesso mettono in scena situazioni ispirate ai loro personaggi preferiti, normalmente presi in prestito da cartoni e film.

Ciò di cui parlo è un tantino diverso, perché:

  1. innanzitutto avviene esclusivamente tra genitore (o altra figura adulta) e bambino;
  2. è proposto dall’adulto in maniera inaspettata (e improvvisata, aggiungerei);
  3. l’adulto, eccezionalmente in questo caso, è (almeno inizialmente) “regista” dell’improvvisazione e questo perché è preferibile e maggiormente stimolante che i “ruoli” provengano da un immaginario ‘altro’ da quello familiare al bambino, così da aprire a nuovi ‘caratteri’ e ‘situazioni’;
  4. il gioco può avere diversi obiettivi: incuriosire a un argomento, rendere divertenti cose ritenute noiose, gestire un capriccio.

Giochi di ruolo per bambini: Sherlock e Watson il nostro preferito

Giorni fa io e mio figlio ci siamo casualmente imbattuti nel personaggio di Sherlock Holmes. Gli ho raccontato chi fosse e gli detto anche del suo amico e aiutante, il dottor Watson, e di come questa affiatatissima coppia fosse in grado di risolvere i misteri più intricati attraverso straordinarie capacità di osservazione, logica e deduzione.
Sapevo che personaggi con queste caratteristiche avrebbero sedotto il mio bambino che da sempre manifesta una spiccata inclinazione verso un’intelligenza logico-matematica e visivo-spaziale. E così abbiamo improvvisato un possibile dialogo tra i due. Ho impostato il mio personaggio modificando il timbro della voce, parlando con un accento inglese e dandogli un’aria sempre molto concentrata e seria e, soprattutto, rivolgendomi a lui con il ‘lei’.

- “Ho notato, Watson, che lei ha uno spiccato spirito di osservazione e un’ottima memoria. Queste sono due caratteristiche importantissime per un detective. Lei è quindi la persona giusta per aiutarmi nelle mie indagini… Che ne pensa?”
- “Va bene, Sherlock!”

È bastata questa unica battuta per definire i caratteri e la relazione tra i due personaggi e soprattutto per incuriosire ed entusiasmare mio figlio al gioco riconoscendogli (questo è un passaggio fondamentale!) un’abilità precisa e un ruolo/compito specifico.
Con il suo primo “Va bene, Sherlock!” Lorenzo (pur ridendo divertito “sotto i baffi”) ha cambiato postura, strizzato gli occhi per sembrare anch’egli altrettanto serioso e concentrato e ha incupito la voce per sembrare più grande.

Il mistero del gatto: il primo caso affrontato (e risolto!)

- “Watson!! Ha visto? Il gatto è appena uscito dalla camera da letto dei nonni!”.

- “Sì!!! Sicuramente stava dormendo sul loro letto!”

- “Qualcuno avrà dimenticato di chiudere la porta prima di uscire. E chi potrebbe essere stato questo ‘qualcuno’? Uhm…”.

- “Beh, nonna… o nonno… oppure… Donatina!!!! Lei fa le pulizie e oggi è stata qui! Potrebbe aver lasciato la porta aperta e così il gatto è entrato ed è salito sul letto!”.

- “Già… Nell’attesa di interrogare Donatina, dobbiamo però capire dove esattamente il gatto si è accovacciato, così da eliminare ogni traccia della sua presenza”.

- “Possiamo provare con una lente di ingrandimento e vedere dove sono i suoi peli”.

- “Giusto! Procediamo con l’ispezione. Prenda la lente, Watson!... Allora? Riesce a vedere qualcosa?”.

- “No, Sherlock! Il gatto è bianco e anche il lenzuolo è bianco, quindi i suoi peli si mimetizzano…”.

- “Dobbiamo escogitare un altro metodo, allora...”.

- “Vediamo se ha lasciato un’impronta col corpo…”.

- “Il gatto è troppo leggero e il materasso, invece, troppo duro perché potesse essere lasciata la sua forma sul letto… A meno che…”.

- “A meno che?”.

- “Watson, i gatti sono animali a sangue freddo o a sangue caldo?”.

- “A sangue caldo, signor Watson”.

- “Quindi questo vuol dire che il loro corpo sprigiona…?”.

- “Calore!”.

- “Esatto! Poiché il gatto è appena sceso dal letto, il punto in cui era sdraiato dovrebbe essere più caldo rispetto agli altri, non trova?”.

- “Certo!”.

- “Cominciamo a tastare il letto, allora!”.

…

- “Sherlock! Ecco! Qui è un po’ più caldo!”.

- “Vero! Ottimo lavoro, Watson. Come vede il metodo scientifico non può sbagliare… Caso risolto! Sapevo di poter contare sul suo aiuto…”.

Sherlock Holmes e Watson nella vita quotidiana

Da quel momento, spesso la coppia ci accompagna anche nei momenti di pausa dal nostro lavoro di investigatori e diventa occasione non solo per sviluppare attraverso il gioco le intelligenze inclinate di mio figlio, ma anche per prevenire (o gestire) momenti di difficoltà, come – nel mio caso, ad esempio – interrompere la sua attività di gioco per mangiare o andare a letto.

- “Signor Watson! Fuori è buio… Quindi deduco che sia…”.

- “Ora di cena, Sherlock!”.

- “Ottima deduzione, Watson! Ha già proceduto con la sanificazione delle mani?”.

- “Certo, Sherlock!”.

- “Watson, se - come da lei affermato - ha appena lavato le mani, il sapone ora dovrebbe essere asciutto o bagnato?”.

- “Ehm… bagnato, Sherlock...”.

- “Esatto. Ma essendo al contrario asciutto, Watson, sospetto che lei mi abbia mentito”.

- “Come ha fatto??”.

- “Deduzione, Watson, deduzione…”.

- “Sherlock, che cosa le fa venire in mente la parola lenticchie?”

- “Al legume che sta mangiando, Watson”.

- “Certo, ma anche a… ‘lente’, come lente di ingrandimento! Lent-icchie! Hanno anche la stessa forma!”

- “Ottima deduzione, Watson! Ma ora cerchi di consumare il suo pasto in fretta, se vogliamo dedicarci alle nostre letture serali”.

- “Agli ordini, Sherlock!”.

Che ne pensate? Divertente, no? Ed efficace! Potrebbe essere anche un metodo da adottare a scuola, in classe, scegliendo personaggi attinenti con l’argomento che dovete trattare.

Consigli sui giochi di ruolo in classe con i bambini

Anche alcuni momenti della lezione (io suggerisco l’inizio, in quanto l’incipit è fondamentale per attivare la curiosità fin da subito e fare in modo che i bambini seguano con maggior entusiasmo ed attenzione) potrebbero essere condotti con questa “tecnica”.
Se dovete parlare di scienza e invenzioni, immaginate di essere Galileo o il dott. Frankestein che si confronta con un gruppo di colleghi scienziati.
Oppure, se dovete parlare di arte, lasciate che i bambini descrivano un quadro immaginando di essere il pittore che l’ha dipinto e parlando, quindi, in prima persona mentre lo presentano alla classe durante una mostra (voi insegnanti potreste essere i curatori del museo e gli altri compagni i visitatori che possono fare domande). E così via per qualsiasi argomento.

Provateci! E ricordate: niente ansia da prestazione! Divertitevi anche voi e lasciatevi condurre dall’improvvisazione. Niente mète precise, quindi. Godetevi il viaggio insieme ai vostri bambini e fateci sapere com’è andata.

Se avete bisogno di altre idee e suggerimenti più specifici scriveteci all’indirizzo email redazione@accademiadeglistracuriosi.it. Il team dell’Accademia degli Stracuriosi è a vostra disposizione per aiutarvi a trovare idee creative per rendere più divertente anche ciò che solitamente non lo è.

Photo by Freepick

Alessandra Maltempo

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