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Il green screen spiegato ai bambini dallo Stracurioso Ringo

Che cos’è il green screen? A cosa serve? Quando è stato inventato? E cos’è il blue screen? Tutto questo spiegato ai bambini dallo Stracurioso Ringo.

L’articolo di oggi è scritto per i vostri bambini direttamente da Ringo, lo Stracurioso del cinema che trovate sulla nostra piattaforma di edutainment www.accademiadeglistracuriosi.it. Registratevi alla piattaforma per vedere i suoi video e i suoi giochi sul mondo del cinema. L’iscrizione è gratuita.

Nel frattempo… buona lettura!

Il magico schermo verde

Cari amici Stracuriosi, ho una notizia bomba da darvi!

Dopo decine e decine di film western sono stato finalmente scritturato per… (rullo di tamburi)…. un film di FANTASCIENZA!!!

Oh! Finalmente! Non ne potevo più del caldo torrido del selvaggio West! Ero decisamente stanco di cavalcare giornate intere nelle aride pianure della Monument Valley, di impolverarmi dalla testa ai piedi di quella fastidiosa sabbia rossa delle valli desertiche (la sera me la ritrovavo persino nei calzini e nei peli del naso!). E poi, se proprio devo dirla tutta, siccome Betty, la ballerina del Saloon, ancora non si decide a fidanzarsi con me,la motivazione e l’entusiasmo sono venuti meno…

E comunque bisogna rinnovarsi, essere camaleontici! Un bravo attore deve saper dimostrare che è in grado di interpretare i ruoli più diversi! Non voglio mica ridurmi come John Wayne che in tutta la sua carriera ha potuto sperimentare solo due espressioni: il cowboy col cappello e il cowboy senza cappello!

Ah! Quando ho letto la sceneggiatura mi sono entusiasmato come non mi accadeva ormai da tanto tempo! Innanzitutto, in questo film non muoio! Beh… sì, lo so che sono bravo a morire per finta, ma non è che per interpretare la parte di un eroe devi per forza morire! Ci sono pure gli eroi che si salvano, no? E poi ci sono i super-eroi: che oltre a se stessi salvano pure gli altri!

A ogni modo, ho superato brillantemente il provino recitando in modo magistrale la scena in cui la mia navicella spaziale si ritrova al centro di una tempesta di meteoriti. Questo il breve dialogo fra me (il capitano, ovviamente!) e il mio equipaggio.

– “Tutti ai posti di comando e manteniamo la calma. In fondo, se ci pensate, potrebbe andare decisamente peggio…”
– “Peggio di una tempesta di meteoriti, signore!?”

– “Sì”
– “Tipo?”

(pausa di suspance)

– “Tipo essere risucchiati da un buco nero…”

(stacco della camera su un enorme buco nero ormai vicinissimo alla navicella spaziale)

Su questa battuta ci sarà un primissimo piano. Ho studiato a lungo l’intonazione della voce di questa battuta, anche se – onestamente – penso che abbia colpito di più il modo in cui inarco impercettibilmente il sopracciglio sinistro.

Dopo due settimane ero già al lavoro sul set. Abbiamo iniziato le riprese dalla scena in cui combatto contro gli alieni sul misterioso pianeta Gwars-shhhhh situato in una Galassia (la EGSY8p7) a 13,5 miliardi di anni luce dalla Terra.

Uno volta entrato negli Studios, però, mi rendo conto che sul set non c’è nulla! Niente di niente! Zero scenografie! Nemmeno un cratere piccolo piccolo o qualche duna sparsa qua e là.

Anzi no, in realtà qualcosa c’è: un enorme schermo verde davanti al quale il regista ci dice di recitare la scena del combattimento. Insomma, per farla breve ho scoperto che quello schermo era il chroma key, più comunemente conosciuto come “green screen” ovvero una delle tecniche maggiormente utilizzate nel cinema per creare effetti speciali! E certo! Perché soprattutto per alcuni film è impossibile (o comunque molto costoso) realizzare alcuni ambienti o personaggi fantastici e allora hanno inventato il green screen. Sapete, con i film Western non c’è mai stato bisogno di chissà che effetti speciali: di paesaggi desolati e roventi ce ne sono tantissimi nel mondo, mica solo nel selvaggio West! Ma se, ad esempio, vuoi girare una storia ambientata nello spazio o su uno strano pianeta alieno non è che può metterti in viaggio nella Galassia alla ricerca del tuo set!

Il green screen, in pratica, ti consente di sovrapporre due immagini o video differenti. Per cui è possibile fare delle riprese davanti a uno sfondo di colore verde e successivamente (cioè in fase di post-produzione) sostituire lo sfondo con qualunque immagine si voglia. Insomma, si può “inserire” qualsiasi ambiente, oggetto o personaggio precedentemente ripreso oppure creato digitalmente (cioè al computer).

Ti faccio lo stesso esempio che durante una pausa un cameraman – Kane – ha fatto a me:

– “Immagina di disegnare su un foglio bianco… che so…”
– “Me e Betty… abbracciati!”
– “Ok. Te e questa Betty… abbracciati. Poi immagina di prendere una forbice e di ritagliare le vostre figure tutto intorno. Infine, prendi la sagoma e inseriscila su un altro foglio su cui c’è stampata l’immagine di… che so…”
– “Una spiaggia delle Hawaii… con il tramonto più bello e romantico che abbiamo mai visto!”
– “Ok. Una spiaggia delle Hawaii.. col tramonto… Una scena avventurosa, non c’è che dire!”
– “Avventurosa o no, penso di aver capito”.

La sera, dopo le riprese, mi ritrovo con i miei amici in un pub. Tutti sono di curiosi di sapere com’è andato il primo giorno di riprese e soprattutto vogliono che gli sveli qualche “trucco” del cinema. Io mi sparo le pose con le spiegazioni di Kane, anche se nel fare l’esempio del disegno, non dico di Betty, ma di me con una tuta da sub nel fondale del Mare dei Caraibi mentre perlustro il relitto di una nave pirata.

A un certo punto, però, uno di loro, Sam, mi fa: “Ma perché lo schermo è proprio di colore verde?”. Caspita! Non ci avevo pensato. E’ sempre stato un tipo particolarmente sveglio, Sam…

Il giorno dopo sul set, durante una pausa, chiedo al mio amico cameram Kane (ormai dopo aver condiviso con lui il sogno su Betty tra di noi c’è una certa confidenza) come mai lo schermo è proprio verde.

“In realtà, inizialmente, questa tecnica prevedeva uno sfondo blu (e infatti si chiamava “blue screen”)” – mi spiega Kane mentre divora un hot dog. “Dopo gli anni Settanta il verde cominciò a sostituire gradualmente il blu, in quanto più adatto alle telecamere digitali. Infatti, il verde permette ai software che poi dovranno elaborare il video di “scontornare” con maggior precisione, distinguendo nettamente cosa fa parte dello sfondo e cosa no, senza intaccare il piano frontale… Tutto chiaro?”

Poi mi spiega anche che, perché quest’effetto possa dare un risultato impeccabile, bisogna rispettare delle piccole “regole”. “Ad esempio” – aggiunge mentre sorseggia una Coca Light (ah! la coerenza!) – “l’attore in primo piano che interagisce con ciò che verrà poi montato alle sue spalle (per esempio tu mentre combatti con degli alieni su un altro pianeta) non dovrà indossare oggetti dello stesso colore dello sfondo, i quali altrimenti andrebbero scambiati dal programma per lo sfondo stesso!”

“Certo che la tecnologia degli ultimi anni fa davvero cose incredibili!”
“In realtà il chroma key non è una tecnica così recente” – mi dice Kane, creando l’ennesimo momento di suspance (forse invece che il cameraman, avrebbe dovuto lo sceneggiatore…). “Mio padre me ne parlava già quando ero ancora un bambino. Nel 1978 era sul set del film di Superman. Era un cameran anche lui. E mi raccontava di come tutte le scene in cui Superman vola sui grattacieli di New York, sugli Oceani e perfino nello spazio, sono state create proprio con un blue-screen”

E qui mi si apre un cassetto della memoria. Ricordo bene quel film. Oggi a voi bambini stracuriosi abituati ad effetti speciali creati al computer quelle scene potrebbero sembrare troppo “artigianali” e quindi poco credibili, ma vi assicuro che quarant’anni fa era davvero una magia per gli occhi di uno spettatore!

– “Ehi! Aspetta un attimo, Kane! Il costume di Superman era blu! E anche lo schermo era blu! Com’è possibile? Se lo sfondo era blu e la tuta del personaggio era anch’essa blu, come si è potuto eliminare il solo sfondo e lasciare la tuta intatta senza che sia stata bucata?”
– “Vedo che nonostante le insolazioni prese sui set dell’Arizona il tuo cervello funziona ancora bene” –
mi dice scherzando – “La soluzione fu trovata da Roy Field, supervisore creativo e addetto agli effetti ottici, che lavorò affinché il costume di Superman apparisse, durante le riprese, di un blu diverso rispetto a quello dello sfondo. In questo modo, il colore del costume non si sarebbe fuso con il bluescreen, permettendo l’esatta “ritaglio” della figura dell’attore. Poi – grazie a un programma di variazione dei colori presenti sulla scena – fu possibile ritornare alla colorazione originale del costume di Superman risolvendo così quello che all’inizio sembrava insormontabile”.

Che stupore, che meraviglia, che magia il cinema, vero Stracuriosi?

E quanto ne sa Kane!

Bene, ora vi lascio perché mi attende una lunga seduta di trucco. A un certo punto del film vengo morso da una specie di serpente alieno… mi inietta un veleno che mi provoca strane bolle verdi e blu su tutto il corpo. Ma io dico: non potevano farmi risparmiare 6 ore di trucco con un bell’effetto speciale? Mah… valli a capire i registi…

Ah, quasi dimenticavo! Ho trovato una chicca per voi… Protagonista un personaggio che sicuramente tutti voi conoscete e amate: Harry Potter! Nel video vengono mostrate alcune scene suoi film, prima e dopo l’effetto speciale del green screen!

Guardatelo e fatemi sapere!

E se avete altre curiosità sul mondo del cinema, scrivetemi! Se non potrò soddisfare io la vostra curiosità, possiamo sempre chiedere a Kane! 😉

Alla prossima, gringos!

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