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E se il gioco fosse un lavoro?

L di Lavoro. Trasformiamo le attività educative in lavori soddisfacenti

Attività educative trasformate in lavori soddisfacenti

Qui all’Accademia degli Stracuriosi, quando bisogna proporre un’attività ai bambini (un attività di apprendimento o un compito da svolgere come, ad esempio, riordinare la camera) riteniamo sia molto utile chiedersi innanzitutto se tale attività abbia le caratteristiche di un buon lavoro.

Naturalmente l’accezione della parola “Lavoro” a cui facciamo riferimento nel nostro abecedario non è quella di “occupazione retribuita”; bensì parliamo del lavoro inteso come

applicazione delle facoltà fisiche e intellettuali dell’uomo rivolta direttamente e coscientemente alla produzione di un bene, di una ricchezza, o comunque a ottenere un risultato di utilità individuale o generale.

Le caratteristiche di un lavoro soddisfacente

Ma che cosa intendiamo per un “buon lavoro” o, meglio ancora, per un “lavoro soddisfacente”? Un lavoro soddisfacente non può prescindere da due caratteristiche fondamentali:

1. Un obiettivo chiaro

Se ai bambini non viene dato un obiettivo chiaro difficilmente saranno motivati a portare a termine l’attività proposta in quanto non potranno mai ottenere un feedback che possa farli sentire soddisfatti. (Naturalmente questo discorso vale anche per gli adulti).

Dire, quindi, a un bambino che il suo compito è “essere bravo in matematica” o “essere ordinato” è come parlare in una lingua sconosciuta. Che cosa significa nello specifico? Come fa un bambino a sapere di essere bravo in matematica o di essere ordinato?

La mancanza di un obiettivo chiaro e definito non gli consentirà mai di sentirsi soddisfatto e dunque diminuirà la sua motivazione già in partenza. Molto più utile concentrarsi su obiettivi più piccoli ma più chiari: “risolvere quel problema di matematica senza l’aiuto di nessuno” o “rimettere a posto tutti i giochi che si trovano sul pavimento”.

2. Passi successivi effettivamente eseguibili

Se invece abbiamo un obiettivo chiaro ma non sappiamo come raggiungerlo allora non è un lavoro: è un problema.

Una richiesta di lavoro ben progettata non lascia alcun dubbio al bambino su quali siano i passi da compiere per raggiungere l’obiettivo. Inoltre, non lascia alcun dubbio anche sul fatto che sarà possibile progredire: una richiesta di lavoro ben progettata ha incorporata una garanzia di produttività in grado di renderla attraente.

Se il bambino non è convinto di avere tutti gli strumenti necessari per poter risolvere il problema di matematica da solo (anche se in realtà ce li ha), conviene fare qualche passo indietro e riformulare l’attività da compiere in passi più piccoli che gli permettano di ottenere la sua garanzia di produttività.

Tutto qui? Bastano questi due elementi per rendere un’attività educativa o un compito più attraente? Ovviamente no. Questi sono solo i due elementi imprescindibili senza i quali il bambino non riuscirebbe a sentirsi pienamente soddisfatto del risultato.

Il lavoro giusto al momento giusto per il bambino giusto

Le forme di lavoro però sono tante e un modo per rendere un’attività ancor più attraente e provare a interrogarsi su quale sia il lavoro giusto per quel bambino in quello specifico momento della sua giornata.

Ogni lavoro soddisfacente, infatti, risponde a bisogni differenti. Di seguito vi riporto le differenti forme di lavoro individuate dalla game designer Jane McGonigal nel suo libro “La realtà in gioco”:

  • Lavoro ad alto rischio. Il lavoro ad alto rischio richiede velocità ed è orientato all’azione, ci elettrizza perché possiamo vincere o fallire miseramente. Questo tipo di lavoro è perfetto da proporre quando i bambini sono particolarmente annoiati. Un esempio? Apparecchiare la tavola nel minor tempo possibile.
  • Lavoro di routine. Il lavoro di routine andrebbe proposto in quei momenti in cui i bambini hanno bisogno di sentirsi tranquilli e di rilassarsi. Alcuni esempi: farci aiutare a sbucciare i fagiolini o disegnare le famose cornicette sui quaderni di scuola. Proporre queste attività in un momento in cui il bambino ha bisogno di scaricare energie sarebbe non solo inutile ma anche controproducente.
  • Lavoro mentale. Il lavoro mentale fa salire di giri le nostre facoltà cognitive e viene proposto soprattutto sotto forma di enigmi o indovinelli, ma anche i famosi problemi di matematica vanno bene 😉 Naturalmente va proposto “a mente fresca”, quando il livello di energie fisiche è nella media.
  • Lavoro fisico. Il lavoro fisico indonda il nostro cervello di endorfine ed è perfetto per rilassare la mente dopo un lungo pomeriggio di studio. Può assumere la forma di giochi all’aperto, con il pallone ma anche di compiti che richiedono uno sforzo fisico.
  • Lavoro di scoperta. Indagare attivamente oggetti e spazi che non ci sono familiari ci fa sentire fiduciosi, potenti e motivati. Quando il bambino non si sente sicuro delle proprie capacità provate a proporgli una “passeggiata di perlustrazione” o di fare insieme una ricerca o ancora di vedere come è fatto un giocattolo. Naturalmente ricordate sempre che nel lavoro di scoperta non esiste l’errore, ma bisogna solo lasciarsi guidare dalla curiosità.
  • Lavoro creativo. Anche il lavoro creativo è utile nei momenti in cui il bambino si sente insicuro. Creare qualcosa di nuovo: un disegno, una nuova storia, ma anche una torta, gli consente di provare un meraviglioso senso di orgoglio per ciò che ha fatto. Ovviamente, più il bambino si sente insicuro in quel momento più il lavoro creativo da proporre dovrebbe andare incontro alle sue personali attitudini.
  • Lavoro di squadra. Nel lavoro di squadra è ovviamente la collaborazione a essere messa in primo piano. Questo tipo di lavoro andrebbe proposto quando il bambino ha bisogno di connessioni sociali.

Ma come fare se invece non abbiamo scelta e dobbiamo portare a termine quella precisa attività che non risponde ai bisogni del bambino in quel determinato momento? O ancora: scegliere il lavoro giusto al momento giusto per il bambino giusto può bastare per rendere l’attività attraente come un gioco?

Nel prossimo articolo vi daremo qualche suggerimento in più. Preparatevi a scoprire la lettera “M” di “M…”

Provate a indovinare!


Questo articolo fa parte della rubrica: “Il metodo Stracuriosi dalla A alla Z”. Settimana dopo settimana, lettera dopo lettera, condivideremo con voi quali sono i principi, i valori, le parole chiave alla base del nostro metodo. Scopri tutte le altre lettere.

Photo by Allan Mas from Pexels

Cristina Palermo

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