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Meravigliosi giorni di “niente”.

Combattere la noia dei bambini durante la quarantena

Qualche giorno fa, per la nostra lettura serale, mio figlio Lorenzo ha scelto il libro “Un grande giorno di niente” della bravissima Beatrice Alemagna. Non era la prima volta che lo leggevamo, ma in quel momento la storia si è caricata di un significato contingente e per questo ancora più potente. Il bambino protagonista della storia, si ritrova infatti a vivere quella che per lui è una vera e propria ‘quarantena’: dovrà infatti trascorrere qualche giorno nella casa di campagna insieme alla mamma (sempre presa dal lavoro davanti a un PC), mentre lui non potrà far altro che trascorrere le giornate con il suo inseparabile videogioco. Ma quando la mamma gli strappa il gioco di mano, il bambino si trova costretto a uscire. “Appena fuori, ho sentito tutta la noia del mondo darsi appuntamento in giardino”, dice.
Ma è proprio in quell’istante che un giorno di “niente” si trasforma in un giorno speciale. Come?
Facendo “niente” appunto, ovvero toccando le antenne delle lumache, affondando le mani nella terra, correndo, cadendo, guardando lontano, annusando l’aria, osservando insetti, parlando agli uccelli, raccogliendo sassi.

Grazie a questa lettura ho così pensato che nell’elenco dei mille consigli e delle mille idee che diamo e riceviamo quasi quotidianamente per intrattenere i nostri bambini in queste lunghe giornate (giochi, film, attività, ecc.) ne manca una, facile-facile, ma – forse – la più importante e rigenerante di tutte: fare-una-semplice-passeggiata!

In un momento come questo, la passeggiata con i nostri bambini (seppur nei limiti delle misure restrittive) può essere davvero qualcosa di straordinario e trasformarsi in un’occasione di scoperta e riscoperta: di sé, del mondo, ma soprattutto della relazione con i nostri figli. Non pensiamo quindi alla passeggiata come al semplice esercizio di un ‘diritto’; non si tratta di prendere la cosiddetta “boccata d’aria” e di sgranchirsi un po’ le gambe. Viviamola invece come un tempo talmente lento, dilatato, silenzioso, da consentirci di vedere il mondo con gli occhi del nostro bambino.

Istruzioni per l’uso

Perché questa specie di magia possa accadere anche con una semplice e “banale” passeggiata, è necessario però seguire queste semplici istruzioni:

  1. Uscire ovviamente di giorno, preferibilmente quando il sole è ancora caldo, scegliendo un orario tranquillo (io e Lorenzo, ad esempio, preferiamo farla subito dopo pranzo, intorno alle 14.00).
  2. Non stabilire itinerari particolari (anche volendo ora non sarebbe possibile!). Anzi: quanto più il tragitto è quotidiano e nei pressi della nostra abitazione, tanto più si rivelerà sorprendente!
  3. Non stabilire la durata: a dettare i tempi della passeggiata dovranno essere esclusivamente i nostri bambini. Ripetiamo a noi stessi “Questa è la LORO passeggiata!”.
  4. In ultimo, la regola più importante di tutte: affidiamoci a lui/lei, quindi, e dilatiamo tempo e polmoni!

Quando il “niente” accade

Per chiudere, vorrei condividere con voi quanto di incredibile ci è finora accaduto:

  • il giro della piccola area che circumnaviga la nostra casa e che con un passo medio si percorre in 15 minuti, dura più di un’ora;
  • appena messo il naso fuori, mentre io sto ancora con la testa al lavoro che mi aspettava a casa, lui esclama: “Mamma! Ma è primavera!!!”;
  • ci fermiamo a osservare sassi, pietruzze e resti di mattoni perché ognuno di loro ha qualcosa di interessante: uno è stato addirittura prescelto per essere il suo portafortuna;
  • raccogliamo rametti di un mandorlo fiorito con cui addobbiamo la nostra tavola;
  • giochiamo con l’eco: il silenzio da una parte e la fila alta di palazzi che si fronteggiano dall’altro, ci permette di sentirlo nonostante non siamo sulla vetta di una montagna;
  • abbiamo fatto amicizia con una formica che ci ha condotto al suo formicaio. Lorenzo ha poi archiviato l’esperienza come “il secondo formicaio della mia vita”;
  • abbiamo giocato con l’ombra “bassa”, poiché essendo il sole ancora alto le figure si proiettavano schiacciate;
  • una volta ritornati al punto di partenza è stato Lorenzo stesso a suggerire di risalire a casa perché “Credo di essere un tantino sudato”.

In altre parole, è stato proprio Lorenzo che come una sorta di “medium” mi ha permesso di percepire il mondo lì fuori in modo nuovo, più intimo… spirituale, direi! Ho provato, insieme a lui, una felicità inconsueta: la felicità di quando nel “niente” si ritrova il “tutto”.

Provateci anche voi e, se vi va, condividete con noi i vostri grandi e magnifici giorni di “niente” inviandoci un messaggio o utilizzando sui canali social l’hashtag #stracuriosi. 

Alessandra Maltempo

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