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Per giocare con i bambini è importante osservare e dimostrare il nostro interesse

Il ruolo degli adulti nel gioco infantile

Per i bambini il gioco è tutto. Nel gioco c’è tutto.
C’è la possibilità di ottenere informazioni sul mondo; ma c’è anche e soprattutto lo spazio per cominciare a padroneggiare molte fondamentali abilità fisiche, sociali e intellettuali.

Per dirla con Hartley e Goldenson

"il gioco non è soltanto la risposta del bambino alla vita: è la sua stessa vita di individuo che vive, che si sviluppa, che crea".

Dato l’eccezionale valore del gioco per i bambini (soprattutto fino agli 8 anni) è impensabile che l’adulto (in qualità di educatore) non abbia un ruolo preciso in questa attività, sia che sia stato progettato da lui stesso, sia che si tratti di un gioco iniziato spontaneamente dai bambini.

Eppure, sento troppo spesso genitori ammettere che non giocano con i loro bambini o perché non hanno tempo oppure perché non si ritengono capaci di giocare (o entrambe le cose).
La verità è che tutti siamo capaci (ancora) di giocare semplicemente perché tutti siamo stati bambini. Bisogna solo ritrovare quella leggerezza, quel piacere, quella spontaneità, quel fare per il piacere di fare perché se è vero che giocando si impara è anche vero che nessun bambino gioca con la consapevolezza che sta imparando.

Obiettivi della partecipazione dell’adulto al gioco infantile

Ciò premesso, è bene motivare l’adulto alla partecipazione al gioco sottolineando come giocare con i propri bambini significhi sostanzialmente:

  • rafforzare la relazione affettiva con il proprio bambino
  • conoscere meglio il proprio bambino.

Circa il primo aspetto, ogni bambino desidera essere ‘visto’ dall’adulto di riferimento mentre gioca, poiché uno sguardo attivo del genitore o dell’insegnante significa di fatto dare importanza e valore a ciò che lui fa e, quindi, riconoscerlo.

Per quanto riguarda, invece, la conoscenza, è principalmente osservando un bambino giocare che possiamo capire che tipo di bambino è, ovvero che tipo di attività predilige, che tipo di intelligenze inclinate possiede, a che punto del suo percorso di crescita si trova.

Ora, nel momento in cui si è motivati a giocare con i nostri bambini, bisogna essere consapevoli che ci sono diverse modalità di affiancarli nella loro attività ludica e che non tutte queste modalità sono corrette e, quindi, efficaci.
A seguire, quindi, qualche piccolo suggerimento per essere i “compagni di gioco” ideali!

Il ruolo dell’adulto

Innanzitutto deve essere chiaro il nostro compito. La partecipazione al gioco, infatti, ha come obiettivo quello di facilitare l’attività e non di guidarla. Tra i due verbi c’è infatti una differenza sostanziale.

L’adulto dovrà cioè assumere un ruolo di puro sostegno, nel senso che non dovrà mai avere la guida del gioco, nemmeno nei momenti in cui, cogliendo gli spunti ludici del bambini, interviene per ampliarli. E’ quindi un ruolo molto delicato perché si gioca tutto (è proprio il caso di dirlo) su una linea di confine molto sottile.

Non c’è nulla di istintivo in questo, anzi! Noi educatori teatrali, ad esempio, alleniamo quotidianamente questa competenza da equilibristi poiché anche se durante l’attività laboratoriale siamo noi insegnanti a proporre i giochi teatrali, ci sforziamo costantemente di tenere un atteggiamento sì vigile, ma non “interventistico”.

L’adulto, quindi, dovrà adattare il proprio comportamento all’attività del bambino e rispondere premurosamente e in modo appropriato ai suoi input e/o alle sue ichieste così da valorizzare e, eventualmente, sviluppare il gioco e permettergli di progredire in tutte le aree delle sviluppo.

6 suggerimenti pratici per giocare con i bambini

1. Osserviamo la modalità di gioco

Come accennato sopra, attraverso l’osservazione, possiamo valutare lo sviluppo dei bambini e l’unicità di ogni bambino, nonché le sue intelligenze dominanti.
Per esempio, possiamo scoprire che, mentre un bambino passa molto tempo coi giochi da tavolo, un altro ha bisogno di muoversi. Registrare questi comportamenti può essere un aiuto per scegliere le attività giuste e – se si lavora con un gruppo-classe – incentivare e attivare la partecipazione di tutti i bambini.

2. Approfittiamo dei momenti opportuni per ampliare le possibilità del gioco

In alcuni momenti possiamo aiutarli a elaborare il loro gioco suggerendo nuove idee o aggiungendo nuovi materiali. Cerchiamo di cogliere ciò che un bambino dice o fa con domande aperte (“Che cosa stai costruendo?”) o commenti (“Scommetto che stai costruendo una macchina con un motore molto potente”) oppure descrivendo ciò che il bambino sta facendo (“Vedo che hai deciso di costruire la tua macchina partendo dalla scocca, per poi aggiungere tutti gli altri dettagli”).

Ancora un esempio: se due bambini cominciano a fare il gioco del negoziante, possiamo offrire frutta e verdura in plastica o scatole di cereali vuote. Oppure possiamo fare domande come: “Vedo che stai facendo la spesa… cosa vai a comprare?” o addirittura introdurre un piccolo problema “Che ne pensi se per cena prepariamo uno sformato di verdure? Vediamo se nel sacchetto abbiamo tutto l’occorrente…” (lasciamo che il bambino elenchi cosa ha comprato e poi nominiamo l’ortaggio che manca) “Oh, no! Manca l’ingrediente più importante di tutti: le zucchine! Come possiamo fare?” (quindi lasciamo trovare la soluzione al bambino). Oppure introduciamo nuove situazioni: “Salve, mi serve un Kg di mele….. Quant’è?…. (il bambino dirà un numero un caso)… Tre euro? Mi dispiace, ma nel portafogli ho solo 1 euro… Come posso fare?”.

3. Lasciamo ai bambini tutta l’autonomia di cui sono capaci.

Purtroppo, l’atteggiamento direttivo degli adulti è molto frequente (“Non fare così… ma così” – “Perché non usi questo, invece di quello?” – “Facciamo in questo modo, piuttosto che in quest’altro”). Questi tipi di interventi sono assillanti e soffocanti! Limitano, infatti, il loro spazio di autonomia e sperimentazione; pertanto, hanno come conseguenza quella di ottenere l’effetto contrario!
Quando il bambino ha bisogno di aiuto e noi saremo lì, accanto a lui, con sguardo attento e interessato, sarà lui stesso a chiedercelo. Lasciare ai bambini il loro spazio di autonomia (e di errore!), oltre che non privarli del valore della conquista, significa anche dimostrare loro che abbiamo fiducia nelle loro abilità, quindi aumenta l’autostima.

4. Evitiamo di interrompere il gioco.

Se non è assolutamente necessario per aderire ad una routine prestabilita, non interrompiamo mai il gioco del bambino per prororgli altro. Una volta una nonna (nonché maestra) mi ha candidamente riferito che una volta il suo nipotino di 5 anni aveva dedicato oltre 2 ore del suo tempo di gioco a disegnare robot. A un certo punto la nonna, preoccupata, decide di intervenire proponendogli un’altra attività perché, secondo lei, era opportuno ‘diversificare’. Ma non c’è un tempo massimo che può essere dedicato a un singolo gioco.

Quanto maggiore è il tempo, tanto maggiore è la motivazione e il livello di attenzione del bambino.
Nel caso, però, in cui sia necessario interromperlo perché, ad esempio, è ora di pranzare o di andare a letto, diamogli sempre un piccolo preavviso (“Lorenzo, fra poco è pronta la cena. Ma abbiamo ancora 10 minuti per finire il gioco che stavamo facendo insieme”).

5. Dimostriamo ai bambini il nostro interesse

Questa è una cosa per niente scontata. Non è vero che basta la nostra vicinanza fisica per esprimere il nostro interesse. Quest’ultimo, invece, si dimostra incoraggiandoli a parlare del loro gioco e quando un bambino è troppo piccolo per esprimersi con le parole, allora saremo noi a descrivere per lui ad alta voce.
I bambini amano sentirci parlare di loro e il nostro interessamento li renderà felici!
(“Lorenzo sta usando il pennarello rosso… Guardate come attraversa il foglio da una parte all’altra…. Fa delle righe grosse! E adesso disegna adagio adagio….”)

6. Evitiamo di conversare con altri adulti.

Questo è un errore che commettiamo spesso. Distrarci con brevi scambi di battute con un altro adulto della famiglia o collega entrato in aula significa non avere sufficiente interesse per quello che il bambino sta facendo e sminuire la sua attività significa sminuire anche il bambino che la compie. Quindi, cerchiamo di dedicarci a loro un momento della giornata (anche breve), in cui sappiamo di non essere distratti oppure mettiamoci nelle condizioni di non dover subire interferenze.

Foto di Tatiana Syrikova da Pexels

Alessandra Maltempo

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