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Un buon libro può aiutare a sviluppare il senso dell'umorismo nei bambini (e non solo)

Il senso dell’umorismo nei bambini. Come e perché svilupparlo.

Perché è importante sviluppare il senso dell’umorismo nei bambini? E come? I libri possono aiutarci? Alcuni suggerimenti ed esempi pratici.

Un po’ di humor? Sì, grazie!

A chi gli domandava come riuscisse a non sbagliare mai, Einstein rispose: “Semplice, mi faccio solo domande a cui so rispondere”. Il senso dell’umorismo di Einstein (così come di molti altri celebri scienziati, ma anche di artisti e letterati con una intelligenza vivace) è proverbiale. Questo perché – come lo stesso Einstein spesso sottolineava – c’è un importante nesso fra umorismo e intelligenza umana. Ad oggi, infatti, sono tantissimi gli studi neuropsicologici  i quali dimostrano che esiste un’associazione diretta tra senso dell’umorismo e abilità cognitive, intelligenza emotiva e autostima.
Ora, se da un lato è vero che il senso dell’umorismo (come tutte le nostre capacità e inclinazioni) in parte è innato, è vero anche che in parte può essere allenato a beneficio dei su citati aspetti.

Fondamentale, quindi, prendersene cura e coltivarlo in noi e noi nostri bambini, esattamente come altre abilità.

Noi maestri di teatro, ad esempio,  della comicità e dell’umorismo facciamo uno dei principali strumenti e obiettivi del lavoro. Il teatro richiede infatti un atteggiamento flessibile della mente e uno sforzo costante nel fuggire da ciò che è ordinario e stereotipato. In questo senso l’umorismo ci viene sempre in aiuto, in quanto è quell’aspetto dell’intelligenza che ci permette di cogliere ed esprimere col sorriso gli aspetti più incongruenti della realtà, ma con comprensione e umana simpatia. Nell’umorismo (a differenza del sarcasmo) non c’è infatti astio o volontà di colpire qualcuno, così come (a differenza di certa comicità spicciola) non c’è volgarità o oscenità.

Anche con mio figlio ho usato spesso la comicità non solo e non semplicemente per divertirlo, ma anche per rafforzare l’attenzione e per attivare in lui uno sguardo capace di cogliere le incongruenze di cui sopra con leggerezza “calviniana”.

I libri come strumento per coltivare il senso dell’umorismo nei bambini

Ovviamente, esistono parecchi tipi di umorismo. Il più semplice è meccanico, cioè legato a un semplice gesto o azione inopportuna, maldestra, sbagliata o esagerata: le torte in faccia dei clown; Stanlio e Ollio che fanno pasticci; una persona che inciampa; le smorfie di Toto’. E poi ci sono forme di umorismo più “sofisticate”, come ad esempio i giochi di parole, l’ironia, il non-sense, la parodia. 

I libri, come sempre, ci vengono in soccorso e, nel mio caso, sono stati sempre la principale fonte a cui attingere per le nostre sane e intelligenti risate.

Ci sono libri divertenti (quelli che suscitano il riso attraverso meccanismi semplici e – oserei dire – primordiali) e libri più squisitamente umoristici. Spesso mi sono ritrovata a leggere libri che ritenevo di un umorismo troppo sofisticato per un bambino, ma ho dovuto ricredermi: alla fine sono risultati essere quelli preferiti!

Provo a farvi qualche esempio tratto da alcuni albi illustrati. Ho scelto questa tipologia di libro perché grazie alle immagini permette di dare sfumature al contenuto umoristico della storia, delle situazioni e dei personaggi narrati. 

Nelle pagine dei libri scelti troviamo, a titolo puramente esemplificativo, meccanismi comici diversi che vanno da quelli più semplici (e quindi adatti a bambini molto piccoli) a quelli più sofisticati e quindi comprensibili a bimbi più grandi.

“PAPPAMOLLA” di S. Blake (Edizione Babalibri)

Partiamo dal personaggio di Simone, il coniglio uscito dalla penna di Stephanie Blake e da cui poi è stato realizzato l’omonimo cartone animato. In una delle sue storie, Simone è alle prese con l’arrivo del fratellino. “Pappamolla” è infatti il soprannome con cui Simone si rivolge sempre al nuovo arrivato senza preoccuparsi di celare un certo disprezzo. Le parole usate per litigare o offendere sono un meccanismo primordiale di comicità che ovviamente diverte molto i bambini più piccoli. L’epiteto torna continuamente durante tutta la storia con sfumature sempre diverse (fino a trasformarsi in un vezzeggiativo affettuoso) suscitando grande ilarità.

Altri meccanismi semplici di comicità utilizzati sono:

Azioni maldestre

“PAPPAMOLLA” di S. Blake (Edizione Babalibri)“PAPPAMOLLA” di S. Blake (Edizione Babalibri)

Onomatopee

“PAPPAMOLLA” di S. Blake (Edizione Babalibri)

Infine, la Blake risolve il finale della storia (e il problema del comportamento “sbagliato” di Simone che non vuole accettare la presenza del fratellino) con l’effetto comico del ‘capovolgimento’ ovvero: il “pappamolla” in realtà non è il fratellino, ma lo stesso Simone che a un  certo punto scopriamo avere paura di dormire da solo. E così Simone si troverà costretto a cercare la compagnia del fratellino per fare sonni tranquilli. 

“PAPPAMOLLA” di S. Blake (Edizione Babalibri)

“C’E’ QUALCOSA CHE PUZZA” di Hellman e Henry (Edizioni Picarona)

Già il titolo contiene una delle situazioni che più facilmente suscitano il riso nei bambini ovvero le manifestazioni esagerate del corpo.
Il  bimbo protagonista di questa storia (Chicco) una mattina si sveglia sentendo nell’aria “un odore insopportabile”.
Iniziano così le indagini del bambino per capire che cosa è che puzza in quel modo. Via via che la ricerca va avanti, gli autori seminano nelle illustrazioni piccoli indizi… Questo divertente giallo si risolve con un finale degno di un capolavoro thriller: la “cosa” che puzza è proprio lui, Chicco! O (più precisamente) il suo costume da Halloween che evidentemente indossa da troppo tempo…

L’umorismo è suscitato proprio dalle immagini che contraddicono il testo utilizzando la figura retorica dell’ironia 

“Controllò sotto il letto. Ma era pulitissimo.”

“C’E’ QUALCOSA CHE PUZZA” di Hellman e Henry (Edizioni Picarona)

A un certo punto, Chicco sembra vicinissimo alla soluzione del caso. Non rimaneva che una possibilità…

“C’E’ QUALCOSA CHE PUZZA” di Hellman e Henry (Edizioni Picarona)

Provate a leggere la parola inventata (che volutamente contiene suoni molto duri) come se fosse una disgustosa pozione magica. Vi assicuro che voi e il vostro bambino riderete per ore e la lettura del libro diventa tutta un’escalation verso quel momento.
Molto divertente anche il dettaglio degli ingredienti che Chicco immagina che la nonna metta dentro la sua minestra per avere un odore così sgradevole.

Un umorismo più “implicito” sta invece nel punto in cui tutti i componenti della famiglia (al passaggio della mamma col costume in mano) sentono la puzza senza riuscire a capire né cosa sia, né da dove provenga, esattamente come Chicco. Il piccolo lettore, invece, ormai non ha più dubbi e il fatto che lui l’abbia capito e gli altri no (Chicco compreso!) rende la storia molto, molto divertente.

“C’E’ QUALCOSA CHE PUZZA” di Hellman e Henry (Edizioni Picarona)

“LE AVVENTURE DI LESTER E BOB” di Ole Könnecke (Beisler Editore)

“Le avventure di Lester e Bob” sono un piccolo capolavoro di umorismo. Ci sarebbe molto da dire su questo libro (e sul suo sequel “Le nuove avventure di Lester e Bob”) grazie al quale ogni volta io e Lorenzo ci sbellichiamo dalle risate (e ci commuoviamo, anche!). Perché l’umorismo intelligente è quello in cui coesistono più o meno pacificamente i contrari di tutte le cose umane, “per cui si viene a scoprire il comico nel tragico e nel solenne, e il tragico e il solenne nel comico, la saggezza nella follia e viceversa”. 

Già la presentazione dei personaggi è tutto dire

Due amici totalmente diversi eppure meravigliosamente uniti. 

L’umorismo è giocato tutto sull’ingenuità un po’ tontolona di Bob e sulla scaltrezza un po’ presuntuosa di Lester, che solo apparentemente sembrano in conflitto. 

Ad esempio. Un leit-motiv che torna spesso nelle loro avventure è quello di Bob che ama cucinare dolci e fa spesso torte buonissime. Solo che poi a mangiarle è sempre Lester.

L’umorismo intelligente anche qui è innanzitutto quello che va colto tra le righe e nelle immagini, quello non detto semplicemente con una battuta di spirito. E’ insomma quel tipo di umorismo che in qualche modo aguzza l’intelligenza e la sensibilità del lettore. In questo caso, poi, la comicità è a mio avviso enfatizzata dal fatto che siano le illustrazioni a restituire quella contraddizione che poi suscita il sorriso.

Nell’avventura intitolata “Lester in squadra”, i due amici decidono di andare al parco per una partita a bocce. Lester si prende gioco di Bob perché ha portato con sé l’ombrello nonostante sia un meraviglioso giorno di sole. Una volta arrivati al parco, però, scoprono che il campo di bocce è occupato da una squadra di coccodrilli. Mentre Bob manifesta la sua preoccupazione (“Non ci faranno mai giocare con loro! Sono Coccodrilli!… Quelli ti mangiano in un boccone!”), Lester ha un’idea: verniciarsi di verde e spacciarsi per uno di loro.
Tutto sembra andare per il meglio, fino a quando… 

Insomma, il senso dell’umorismo sottile, arguto, sofisticato fa bene al cuore, ma fa bene anche alla mente! Sorridere per stare bene, apprendere meglio e accettare di più limiti e difetti di se stessi e degli altri.

E voi? Come usate il vostro senso dell’umorismo con i vostri bambini? E come sviluppate il loro?

Alessandra Maltempo

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