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Narrazione in ambito didattico

N di Narrazione. Esempi su come usare la narrazione in ambito didattico

Tutti (ricercatori, educatori, insegnanti) sono d’accordo sull’enorme valore che la narrazione ha sul piano psico-emotivo e sociale (del singolo e di un’intera comunità) rispetto alla trasmissione di conoscenze e valori, alla costruzione di significati, ai cambiamenti sociali e culturali che contribuisce a produrre.

Ma, come dice Umberto Eco in “Sei passeggiate nei boschi narrativi”, la narrazione non serve solo per assegnare e trasmettere significati, ma anche per “dare forma al disordine delle esperienze”.

Tuttavia, quando si parla dell’utilità dello strumento della narrazione in ambito didattico ecco che il suo utilizzo spesso si limita alla lettura di fiabe relativamente a temi e saperi relativi alle discipline umanistiche.
Bene, questo è sicuramente il primo limite da superare se si vuol fare della narrazione un potente ed efficace strumento didattico.

Ecco, quindi, qualche consiglio!

Narrazione in ambito didattico: 5 suggerimenti.

1. Il racconto è solo la scintilla!

Un esempio. Devo parlare di Olocausto. Decido di introdurre il tema leggendo alcune pagine del diario di Anna Frank (o guadando un film sul genocidio ebreo o una versione teatrale del processo di Norimberga). Ciò sicuramente accenderà nei miei alunni due cose importantissime per l’apprendimento: curiosità e coinvolgimento emotivo.
Ma se dopo la narrazione (letteraria, cinematografica o teatrale) comincio a enunciare fatti e date, ecco che le aspettative che la storia appena vista o ascoltata saranno miseramente disattese e l’attenzione e l’interesse persi per sempre.

Un buon metodo per parlare del tema scelto (rimanendo quindi in una dimensione narrativa) è quello di innescare riflessioni tramite domande.

Tornando al nostro esempio, “Come può accadere che un’intera nazione (considerata una vetta della civiltà) giunga a fare del genocidio un programma politico e che i suoi cittadini diventino strumento di questa politica? Come è possibile che il piano sia stato vagliato e realizzato da persone che vantavano titoli accademici, che coltivavano interessi letterari, artistici, musicali religiosi?”.

In altre parole, quella storia dovrà essere la scintilla capace di alimentare un grande falò intorno al quale insegnanti e alunni iniziano una riflessione e – soprattutto – si fanno domande a cui cercano, insieme, di dare risposte. Insomma, dovrà creare una piccola comunità capace di condividere il senso e il significato di un fatto storico di tale portata.

Non dimentichiamo, infatti, che la narrazione nasce non con l’uomo, ma con il nascere della socialità e della relazione inter-umana.

2. Non dimenticare la dimensione sociale del racconto

Abbandonare, quindi, la dimensione interpersonale e sociale dell’apprendimento, significa, di fatto, non portare dentro la lezione la dimensione narrativa (e viceversa).

In altre parole, la conoscenza dei fatti storici (documenti, avvenimenti, ma anche date, numeri, contesti) e che potremmo definire la dimensione oggettiva del sapere, grazie alla narrazione potrà (e dovrà) andare di pari passo con una dimensione soggettiva o (meglio) “transpersonale” – cioè che riguarda il singolo (o i singoli) protagonisti di quella storia, ma nello stesso li oltrepassa per arrivare fino a noi.

E’ in questo senso che la narrazione si fa risorsa educativa (“narrare è educare”), perché consolida vecchi significati, ma ne costruisce anche di nuovi, facilitando processi di cambiamento culturale e sociale.

La narrazione può quindi aiutare a recuperare all’interno dell’azione scolastica la dimensione del senso e del significato che i saperi hanno per la formazione dell’identità personale.
Non a caso Jerome Bruner sostiene che

Le scuole devono coltivare la propria capacità narrativa, svilupparla, smetterla di darla per scontata.

3. Usa il movimento a spirale

Ciò significa che un insegnante dovrebbe sviluppare questo tipo di competenza (saper narrare) per poter affrontare e approfondire gli argomenti procedendo  con un movimento ‘a spirale’. Sempre secondo Bruner, il metodo è quello di partire da un’idea intuitiva (cioè comprensibile e/o familiare all’alunno) per poi procedere a spiegazioni più formali seguendo un moto circolare crescente fino alla completa comprensione. La forma narrativa, infatti, è quella che consente di meglio percorrere la spirale della conoscenza. Ad esempio: se il tema è “il regno animale” possiamo partire dall’osservazione delle caratteristiche di alcuni animali (idea intuitiva e familiare) per poi procedere alla loro classificazione e, infine, alla loro anatomia. In altre parole: si può insegnare qualsiasi argomento a qualsiasi bambino a qualsiasi età, purché ciò sia fatto in forma accettabile; e si dovrebbe aggiungere, non slegato dalla comprensione pratica del contesto entra il quale si sviluppa il ragionamento. E tale concetto è applicabile ad ogni sfera della conoscenza, anche a quella scientifica.

4. Usa la narrazione anche per argomenti scientifici

L’approccio narrativo, infatti, può essere utilizzato anche per tali discipline in quanto consente di spiegare meglio e comprendere in modo più intuitivo gli eventi studiati.

Mi spiego meglio: se il linguaggio logico-matematico offre garanzia di chiarezza e dilegua dubbi e ambiguità, la narrazione e il racconto (che ha come sua natura la proprietà di esprimere più significati) apre al possibile. Il racconto diventa così una via di trasmissione aperta di un sapere che non può essere limitato agli enunciati dimostrativi della scienza, ma veicolato da un processo che fa riferimento al voler conoscere, al saper ascoltare, al saper scegliere, al saper fare.

Tra l’altro la storia offre molti esempi di come gli scienziati siano ricorsi frequentemente, consapevolmente o in modo casuale, all’uso di storie, metafore, immagini narrative per esprimere e definire il loro pensiero: questo modo di procedere consente di andare oltre, al di là delle cose così come si presentano, per afferrare quel quid di significato in più che compare nella visione intuitiva d’insieme e che non può essere tradotto in linguaggio scientifico.

Facciamo un esempio.

Potremmo partire dalla storia di un animale in estinzione per parlare della teoria dell’evoluzione della specie.

Con la mia compagnia teatrale abbiamo scritto e messo in scena uno spettacolo sul tema incrociando due storie avvincenti e straordinarie: quello della Bramea (una falena preistorica che vive ancora oggi in tre zone di tre Paesi diversi,  fra cui una piccola riserva della zona del Vulture, in Basilicata) e quella del suo scopritore (il Conte Hartig). Pensiamo al fascino che gli animali estinti (vedi i dinosauri) esercitano sui bambini.

Pensiamo alla meraviglia che nei nostri alunni possiamo suscitare rivelando loro che un animale preistorico è giunto fino a noi.  Da qui potremmo provare a capire come mai un insetto così minuscolo e apparentemente indifeso sia riuscito a sopravvivere e perché. E perché proprio in questi luoghi. E come Hartig, come un vero e proprio detective, sia giunto a lei, alla Bramea!
Gli scienziati, in fondo, cosa sono se non dei detective che raccolgono prove e formulano teorie?

Hai mai sentito parlare di inquiry-based?

E a proposito di osservazione, intuizione, pensiero logico e metodo scientifico, un altro esempio di approccio narrativo che può essere messo in campo con studenti più grandi è quello, ad esempio, dell’approccio detto “inquiry-based” che stimola lo studente a formulare domande appropriate e cercarne le risposte.

Lo studente assume il ruolo del protagonista di una storia che deve risolvere un problema: potrebbe essere uno scienziato in viaggio in una terra lontana per una spedizione. Durante il viaggio accade qualcosa…

La storia costituisce quindi un contenitore dei diversi elementi da prendere in considerazione per risolvere il problema e aiuta la costruzione di un quadro complessivo che mette in relazione le informazioni raccolte (ricevute dall’insegnante) con l’ambiente nel quale viene guidato a interagire.

Altri esempi di approcci narrativi

Un altro metodo è quello di utilizzare la narrazione condividendo narrazioni personali (sotto forma di blog, ad esempio) o piccoli giochi di ruoli (immaginate di dover parlare del Risorgimento e di dividere la classe in tanti sotto-gruppi in cui ognuno rappresenta una classe sociale, un regno, o addirittura i singoli protagonisti degli eventi più importanti).

Queste e tante altri modi di utilizzare la narrazione in tutti gli ambiti disciplinari, innescheranno naturalmente un processo di apprendimento vivo, gioioso, attivo e coinvolgente.

 


Questo articolo fa parte della rubrica: “Il metodo Stracuriosi dalla A alla Z”. Settimana dopo settimana, lettera dopo lettera, condivideremo con voi quali sono i principi, i valori, le parole chiave alla base del nostro metodo. Scopri tutte le altre lettere.

Photo by Yan Krukov from Pexels

Alessandra Maltempo

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