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7 consigli per rendere le lezioni più coinvolgenti – L’ora di lezione (parte II)

Nell’articolo precedente “Da lezione frontale a lezione interattiva” avevamo parlato dei benefici che una lezione interattiva può portare rispetto a una lezione frontale e del perché è necessario coinvolgere attivamente i bambini durante le lezioni.

Ecco dunque alcuni consigli pratici su come rendere le nostre lezioni in classe interessanti ed entusiasmanti!

7 consigli per accendere l’interesse e l’entusiasmo dei tuoi alunni

1. Mostrare entusiasmo per l’argomento che si andrà a proporre.

So che può sembrare banale, ma vi assicuro che non lo è.
Entrare in classe con un’energia positiva, salutare i nostri alunni con calore, prepararli all’argomento prospettando loro qualcosa di incredibilmente appassionante e divertente con entusiasmo sincero e una tangibile energia vitale, li predispone all’ascolto, li incuriosisce, ma li carica anche di aspettative che poi non dovremo in alcun modo deludere.

Ricordo che una volta a un gruppo di bambini di 8-10 anni proposi un lavoro con una tale eccitazione che i bambini cominciarono a urlare e a saltare di gioia per poi subito dopo scoprire che nessuno di loro aveva capito di cosa stessi parlando.

2. La domanda rompicapo.

Abbiamo più volte parlato della tecnica della domanda-rompicapo che H. Gardner suggerisce nel suo libro “Sapere per comprendere” e che consiste nel trovare una domanda in grado di dare il via a una sorta di indagine sull’argomento proposto.

Gardner fa il seguente esempio di domanda-ropicapo per parlare dell’Olocausto:

Come è possibile che allo sterminio di milioni di ebrei abbia partecipato con entusiasmo un numero così alto di tedeschi?”.

Se ci pensate è proprio questa la domanda sottesa alle centinaia di testi storico-politici, sociali, culturali, psicologici sull’Olocausto e che ancora oggi (a distanza di quasi un secolo) incurioscie gli studiosi e li spinge al trovare risposte.
Pensiamo quindi di utilizzare questa tecnica con una domanda più alla portata dei bambini e rispetto alla quale possono fare delle ipotesi.
In questo modo, la domanda rompicapo ci permetterà di entrare nell’argomento da una porta di ingresso preferenziale, ovvero più vicina al campo di interesse del bambino.

Facciamo un esempio.
Se dobbiamo introdurre l’argomento degli antichi egizi è sicuramente più stimolante partire da una domanda del tipo “Come è stato possibile costruire le piramidi in un tempo in cui non esistevano gru, scavatrici, tir, ecc.?”, piuttosto che “Come è nato l’Antico Egitto?” oppure “Come si dividono le dinastie egizie?”.
Il tema ‘politico’ (le dinastie e il ruolo del faraone, ad esempio) non è infatti un tema che rientra nell’interesse del bambino. Meglio quindi partire da un fatto che ha dell’incredibile (come le piramidi, appunto) e può stimolare l’immaginazione del bambino nel trovare possibili risposte.

Altri esempi:
Come è possibile che i dinosauri, gli animali più grandi e forti che siano mai esistiti sul pianeta terra, a un certo punto si sono estinti?”.

Quello dei dinosauri è – come sappiamo – un argomento che fa letteralmente impazzire i bambini!
Così, se vogliamo parlare di temi ambientali o in generale di scienza, meglio partire da fatti vicini non solo all’osservazione diretta dei bambini, ma anche alla loro sensibilità. “Perché la sopravvivenza delle api è in pericolo?”, suona molto diverso da “Perché i combustibili inquinano?“.

Stesso discorso con la geografia: sempre meglio partire dalla conformazione geologica e paesaggistica del territorio in cui viviamo che per macro concetti e definizioni, e quindi: “Come mai nella nostra città non ci sono abeti?” è una domanda efficace per introdurre il tema delle fasce climatiche. O ancora: “Come si è formato il nostro lago?” oppure “Perché il nostro vulcano non è più attivo?” sono tutte domande che possono introdurre argomenti quali i cambiamenti geologici.

3. Aggiungere via via nuove informazioni all’ “indagine” collettiva.

La domanda rompicapo è quindi una sorta di Cavallo di Troia che possiamo usare per aprire porte che altrimenti resterebbero chiuse. Una volta aperta la porta principale (quella della curiosità) sarà più facile per noi aprire anche le altre porte.

Dobbiamo sforzarci di pensare alla nostra lezione, quindi, come a una vera e propria indagine da condurre insieme ai nostri alunni. Partendo proprio dalle loro risposte-ipotesi, andremo via via a collegare altri temi-concetti-informazioni, come l’estinzione dei dinosauri, l’evoluzione della specie, le trasformazioni geologiche e climatiche, la comparsa dei primi uomini e così via.

È importante, quindi, dare valore alle risposte degli alunni annotandole senza classificarle come giuste o sbagliate, ma aspettando di integrarle e/o collegarle con tutti quei fatti e dati che ci permettono di capire se quella ipotesi suggerita sia vera o falsa e perché.

4. Invitare gli alunni a prendere appunti.

Con i bambini più grandi, suggerisco di abituarli già dalla Scuola Primaria a prendere appunti. È bene, infatti, che il cervello si alleni pian piano a sviluppare questa capacità, elaborando e facendo sintesi concettuale nel momento stesso in cui riceve le informazioni.

Basteranno anche semplici parole, piccoli disegni, simboli, da appuntare sul quaderno. Ricordiamo, inoltre, che prendere gli appunti obbliga a un livello di attenzione alto.

5. Prevedere un’attività di gruppo

I bambini adorano lavorare e studiare con i propri compagni. Gli insegnanti troppo spesso temono che questa modalità sia fonte di distrazione o che, comunque, richieda un tempo maggiore di quello che si ha a disposizione in classe. Vero. Ma se affidiamo loro una consegna semplice e chiara, questi rischi non si corrono, anzi!

Con il lavoro di gruppo i nostri alunni saranno più motivati all’apprendimento. Può essere anche una semplice attività-gioco di ripasso dell’argomento o una semolice mappa concettuale visiva (immagini e pochissime parole). L’importante è non mettere i gruppi in competizione!

6. Assegnare piccoli approfondimenti a casa

I bambini amano sentirsi “protagonisti”. Assegnare a ciascuno (o anche a una coppia) un piccolo approfondimento su un sotto-tema a scelta può essere molto stimolante.

Questo potrebbe motivarli nello studio a casa e gratificarli in classe nel momento in cui dovranno restituire a insegnante e compagni quanto “scoperto” autonomamente. In questo modo non solo si valorizzano i singoli, ma si insegna anche che il sapere è condivisione.

7. Il momento della narrazione.

Questo momento può precedere quello della spiegazione o concludere la trattazione dell’argomento. Può essere un racconto, una leggenda, un libro, un film, un cartone animato, un fumetto, un dipinto.
L’importante è pensare al contributo narrativo come a un elemento che indaga il tema dal punto dal punto di vista di un personaggio che in quanto tale porta con sé aspetti biografici, ma anche etici e emotivi.

Ora tocca a voi!

E voi? Utilizzate già alcune di queste tecniche? Ne avete altre da suggerire alla community? C’è qualche suggerimento che proverete a mettere in atto durante le prossime lezioni? Fatecelo sapere lasciandoci un commento o scrivendoci a readazione@accademiadeglistracuriosi.it.

Foto di Artem Podrez

Alessandra Maltempo

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