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Passare da una lezione frontale a una lezione interattiva

Da lezione frontale a lezione interattiva – L’ora di lezione (parte I)

Ti è mai capitato di provare questo tipo di sconforto?

“Non si interessano a nulla!”
“Ormai non c’è più niente che li incuriosisce…”
“Si distraggono facilmente…”
“Non riescono a mantenere l’attenzione!”

Sono queste le lamentele che sempre più spesso gli insegnanti, sconfortati e demotivati, esprimono durante le nostre consulenze.

Di fronte a questa situazione, però, è anche nostro dovere (di tutti noi, educatori e insegnanti, che rivestiamo il difficile e delicato compito di educare e formare bambini e ragazzi) trovare nuove soluzioni innanzitutto chiedendoci “Ma cosa posso fare io?”.

Siamo onesti: una scuola ancora incentrata sul protagonismo del docente e su un programma ben preciso e troppo spesso nozionistico, una scuola che ruota esclusivamente intorno a lezioni frontali, compiti, verifiche e voti non può che annoiare e demotivare anche il bambino più curioso!

Parole come divertirsi, sperimentare, cooperare, sono infatti praticamente messe al bando o comunque enunciate a voce, ma poco concretizzare nell’attività didattica quotidiana.

Nonostante il pesante e fortemente strutturato “apparato”, un insegnante, però, può fare molto, moltissimo, per incuriosire i propri alunni. Per esempio, può cominciare limitando il tempo di ascolto passivo e aumentando quello di apprendimento attivo e centralizzando il ruolo degli alunni e del gruppo classe.

Il passaggio da insegnante-attore a insegnante-regista

Proprio come si fa nell’ambito dell’educazione teatrale, l’insegnante dovrebbe dismettere l’abito dell’attore e indossare piuttosto quello del regista, guidando i propri bambini e ragazzi all’interno di un percorso di crescita e di scoperta, misurando di volta in volta non il raggiungimento (o meno) del traguardo, ma il pezzo di strada conquistato (passo dopo passo) verso il raggiungimento di quel traguardo.

Rispetto a questo cambio di prospettiva del ruolo dell’insegnante da ‘attore’ a ‘regista’ ne ho già parlato nel precedente articolo “P di Palcoscenico. Una metafora per ribaltare il punto di vista sulla didattica“.

In altre parole, chi insegna può impegnarsi a risolvere la situazione individuando strategie didattiche differenti che possano aiutare i propri alunni ad apprendere senza noia e fatica. Il punto focale è infatti proprio questo: a meno che non abbiamo di fronte studenti universitari e non possediamo le stupefacenti capacità dialettiche e comunicative di un Alessandro Barbero, la lezione frontale non funziona!

L’obiettivo, pertanto, dovrà essere quello di trasformare una noiosa lezione in cui c’è chi parla (l’adulto) e chi ascolta (i bambini) in un’avvincente attività in cui c’è un gruppo di alunni guidato da un insegnante in un’attività laboratoriale.

Come passare da una lezione frontale a una lezione interattiva?

Molto spesso si pensa che per rendere una lezione interattiva basti, di tanto in tanto, fare delle domande.

Non è esattamente così, soprattutto se le domande sono fatte più per verificare il livello di attenzione che per coinvolgerli nell’argomento.

Se vogliamo trasformare una lezione frontale (in cui gli alunni devono limitarsi a ricevere informazioni) in una lezione interattiva (in cui gli alunni si fanno esploratori dell’argomento) dobbiamo essere innanzitutto convinti che i nostri alunni, con le loro osservazioni e domande, possano davvero animare un confronto, una discussione, ma anche portare riflessioni, deduzioni e non sentirsi, così, semplicemente ricettori di saperi, ma portatori e creatori di saperi.

È questo cambio di percezione che può, poi, contribuire, all’auto-motivazione allo studio e all’approfondimento.

Come?

Lo scoprirete nel prossimo articolo in cui vi daremo 7 suggerimenti pratici per rendere le nostre lezioni interessanti ed entusiasmanti!

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Foto di gpointstudio on Freepik

Alessandra Maltempo

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