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Le opere del passato possono ancora interessare i nostri ragazzi?

È convinzione diffusa che ai ragazzi di oggi non possano piacere film, libri o canzoni risalenti a qualche decennio fa o ancora più indietro nel tempo, perché non affini ai loro gusti. Siamo proprio sicuri che sia così e che i prodotti culturali ritenuti “vecchi” non abbiano ancora qualcosa da dire anche alle nuove generazioni?

Ha senso proporre un film datato in classe?

Qualche giorno fa un mio amico, che da quest’anno ha preso un incarico come docente in una scuola secondaria di I grado, mi chiama per un consiglio. Dice che vorrebbe proporre la visione di un film alla sua classe e mi chiede se il film “La storia infinita” sia adatto. La domanda un po’ mi sorprende: parliamo, infatti, di un cult della cinematografia e prima ancora della narrativa per ragazzi, per cui non capisco da dove sorga il suo dubbio. Lui mi spiega che qualche collega gli ha detto che il film è datato, che i ragazzi di oggi sono abituati a ben altri prodotti cinematografici e, soprattutto, ad altri effetti speciali. Questa motivazione, oltre ad essere poco rispettosa nei confronti dei ragazzi, è assolutamente contraria all’obiettivo dell’insegnamento.

Se dovessimo ragionare con questo principio, allora, non avrebbe senso insegnare Dante perché oggi leggono Harry Potter, non avrebbe senso ascoltare Mozart perché oggi ascoltano i rapper e non avrebbe senso (appunto) guardare film antecedenti agli anni 2000 perché oggi guardano solo i film della Marvel. In altre parole, se la scuola pensa che l’unico modo per suscitare l’interesse dei propri studenti sia quello di propinare loro ciò che già conoscono, con cui hanno familiarità e forse amano, allora tanto vale che restino a casa.

Credo che tutto nasca anche da un grande equivoco di fondo. Conoscere e tener conto dei gusti dei ragazzi “di oggi” (che musica amano ascoltare, che film amano guardare, che libri amano leggere) non significa che sia sbagliato proporre opere lontane dal loro tempo e dai loro gusti. Significa, invece (ed è questo un concetto che noi dell’Accademia ripetiamo spesso e volentieri, perché al centro della nostra metodologia), utilizzare ciò che a loro piace, ciò che è a loro vicino, come “porta d’ingresso”. Dopo essere entrati, infatti, un buon insegnante è in dovere di portarli verso qualcosa che solo apparentemente è lontano, come ad esempio un film di 40 anni fa o un libro di 100 anni fa o una storia di 1000 anni fa, ma che nonostante l’età abbia ancora tanto da dire ai nostri ragazzi.

Il valore artistico nelle opere del passato

Tornando al caso specifico, “La storia infinita”, come tutti i classici, parla ancora forte e chiaro a dei ragazzi di scuola media del 2023. Innanzitutto è un fantasy, genere da sempre amatissimo dagli adolescenti. I protagonisti sono dei coetanei ed è una storia avventurosa, di coraggio e di amicizia e tanto altro ancora, in cui si affida a dei ragazzini il compito di salvare il mondo!

Il film, inoltre, fece scuola proprio riguardo al tema degli effetti speciali, i quali possono essere usati come porta d’ingresso alla visione del film. Nel 1984 gli effetti speciali, però, non nascevano da un computer con tecnologie all’avanguardia, ma dalla creatività di straordinari professionisti. E così apprendere che un rullo asfaltatore fu utilizzato per simulare la forza del Gigante di Pietra e che questo (come il drago Falor e il Lupo Gmork) fu creato da mani e menti artigiane e animato da braccia umane che manovravano macchinari quasi rudimentali può essere una scoperta ben più affascinante e sorprendente di un lavoro fatto esclusivamente attraverso programmi informatici.

Esistono anche dei video su YouTube che mostrano il dietro le quinte di alcune scene, svelando così i “trucchi” dell’epoca. Da qui potrebbe partire un approfondimento sul tema che ripercorra le fasi più importanti della storia degli effetti speciali.

Educare alla visione e allo spirito critico

Un paio di anni fa, all’interno di un laboratorio cinematografico rivolto a due classi di una scuola secondaria di I grado, proposi la visione del film E.T. per capire gli elementi e la struttura di una sceneggiatura.

Oggi di E.T. resta l’icona, ma pochissimi ragazzi hanno visto questo film che oggi ha più di 40 anni. Ebbene, non possiamo di certo definire il lavoro di Spielberg un film invecchiato e datato. La sua forza narrativa è intatta, perché si tratta di un capolavoro e come tutti i capolavori riesce a parlare a tutte le generazioni.

Ebbene, il film piacque talmente tanto ai miei studenti, che spontaneamente alcuni di loro fecero ricerche personali, fra cui non mancò quella relativa alla progettazione e costruzione del piccolo alieno. Entrammo poi nel vivo del film, analizzando i caratteri dei personaggi e le loro relazioni, individuando i diversi temi della storia e studiando anche le inquadrature che per un regista non sono mai casuali.

Insomma, feci quello che, attraverso la fruizione di un’opera d’arte, ogni insegnante dovrebbe fare ovvero educare alla visione (o all’ascolto, se si tratta di musica) per sviluppare spirito critico e di analisi.

Riconoscere la qualità che travalica il tempo

Nessuno guarderà mai un film allo stesso modo dopo aver esplorato un’opera cinematografica ‘da dentro’. Col tempo anche i più giovani impareranno così a giudicare la qualità di un’opera artistica, non dalla data o dagli effetti speciali, ma dalla sua capacità di raccontare una storia che abbia un senso per noi.

Non dobbiamo avere paura, come insegnanti ed educatori, di proporre il “vecchio”, ma dovremmo al contrario preoccuparci seriamente di non essere in grado noi per primi di vedere (e di trasmettere) la bellezza che una “vecchia” opera ancora conserva intatta travalicando il tempo.

È nostro dovere proporre alternative, senza però mai esprimere giudizi sui loro gusti o mettere a confronto il “vecchio” col “nuovo” a favore del primo.

Immagine da Freepik.

Alessandra Maltempo

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