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6 regole per leggere in classe in maniera efficace

La lettura ad alta voce nella Scuola Primaria (I parte)

I benefici della lettura ad alta voce da parte degli insegnanti ai propri alunni sono innumerevoli e dimostrati da svariati studi di settore. Li possiamo sintetizzare nei seguenti punti:

  • acquisire ed espandere il lessico;
  • migliorare la comprensione verbale;
  • sviluppare la capacità di ascolto e concentrazione;
  • favorire la capacità di produrre immagini autonome;
  • fare esperienza estetica della letteratura;
  • stimolare il pensiero critico;
  • favorire la capacità di comprendere emozioni e sentimenti altrui;
  • espandere valori e idee in una dimensione aperta al confronto e alla diversità.

Tuttavia, affinché la lettura ad alta voce possa effettivamente raggiungere tali obiettivi, è necessario rispettare alcune “regole” fondamentali, riconosciute dalle ricerche in ambito universitario nazionale e internazionale e che proverò a riassumere di seguito.

1. La frequenza

Gli insegnanti di italiano assegnano letture per casa, consigliano libri da leggere durante le vacanze, favoriscono gli incontri con gli autori.

Tuttavia, tutto questo non produce risultati concreti sulla promozione alla lettura poiché manca l’azione più importante di tutte: la lettura ad alta voce dell’insegnante alla sua classe. E anche quando questo avviene non può limitarsi ad essere un’attività sporadica, cosa che tra l’altro cela il rischio di aumentare il divario tra chi legge e chi non legge.

La lettura ad alta voce va quindi proposta tutti i giorni o almeno due volte a settimana e per tutto l’anno scolastico.

2. La durata

All’inizio il tempo di attenzione dei bambini sarà limitato per cui sarà bene iniziare con sessioni di circa 15 minuti. Ma poiché l’attenzione può essere allenata, ecco che col passare del tempo (ma già dopo 20-30 sessioni) la durata può superare i 30 minuti ed arrivare fino a un’ora. Ovviamente, in questo tempo, è compreso anche il momento di interazione.

3. Le strategie di lettura

Fondamentale è che l’insegnante utilizzi consapevolmente tutte le strategie per mantenere alta l’attenzione, facendo uso sapiente della voce, del tono, del ritmo, della mimica, dei gesti, della postura. Per alcuni consigli pratici sulla lettura espressiva potete leggere qui.

4. La scelta del libro

Leggere un buon libro o un cattivo libro fa la differenza. La qualità letteraria del libro scelto deve essere quindi alta. Se il libro è brutto o banalmente didattico (cioè ha come suo unico scopo quello di moralizzare il lettore), il bambino non sarà mai coinvolto emotivamente nella storia che risulterà piatta, scontata, monotona.

Purtroppo l’editoria rivolta ai bambini della fascia d’età della Primaria è proprio quella più carente in termini di qualità. Pertanto, a maggior ragione bisognerà valutare con maggior cura la scelta del libro. Anche su questo tema abbiamo pubblicato un articolo che potete leggere qui.

Infine, bisognerà fare attenzione anche a proporre grande varietà di temi, di generi, di protagonisti, di contesti, di scrittori e persino di editori, così da offrire stili e punti di vista sempre diversi. Accade spesso, infatti, che libri – seppur diversi sulla carta – offrano comunque la stessa storia, contribuendo al consolidamento di stereotipi e pregiudizi.

5. La preparazione alla lettura

Una regola importante è quella di evitare di improvvisare. Prima di leggere un testo in classe è quindi necessario averlo letto prima. Occorre infatti conoscere la storia, sapere cosa accade per poter accompagnare i bambini all’interno della narrazione con sicurezza e con la strategia comunicativa ed espressiva giusta. I bambini si accorgono se non siamo in grado di entrare nella storia perché quella storia ci è estranea.

6. I momenti di confronto

I momenti di confronto sono parte integrante dell’attività di lettura. Io sono dell’avviso che però la lettura non vada continuamente interrotta né con precisazioni o spiegazioni da parte dell’insegnante né con troppi interventi da parte dei bambini, per cui è bene strutturare la sessione in modo da alternare lettura e discussione. Ad esempio, possiamo programmare il momento di confronto alla fine di ogni paragrafo o capitolo (oltre che alla fine dell’intera sessione).

Durante la lettura gli alunni possono sicuramente chiedere il significato di una parola, ma in ogni caso ritengo debba essere iniziativa esclusiva dell’ascoltatore quella di interrompere per chiedere spiegazioni. Spesso, infatti, i bambini riescono a dedurre il significato di parole nuove dal contesto, quindi l’adulto non si faccia prendere dall’ansia di dover spiegare continuamente quanto sta leggendo. L’importante è che i bambini si sentano liberi di poterlo fare lì dove sentono questa necessità.

Circa le domande con cui l’insegnante può animare il confronto, queste non devono mai servire per verificare la comprensione o l’attenzione. Quindi non domande-verifica, ma domande-stimolo che danno il via alla condivisione di idee, pensieri e ragionamenti. Le domande, dunque, dovranno essere aperte, sfidanti e prevedere più possibilità di risposta, ad esempio: “Che avreste fatto al posto di…? Come si sente secondo voi questo personaggio? Quale personaggio vi sta piacendo di più? Perché? Chi vorreste essere voi? Che cosa succederà dopo?”.

In questa fase si apre, quindi, un vero e proprio spazio di socializzazione, attraverso lo strumento che gli studiosi chiamano di “lettura dialogata” e che rappresenta uno dei momenti di apprendimento più importanti, in quanto agisce sullo sviluppo del pensiero critico, ma anche di quello estetico.

Nel nostro prossimo articolo vi consiglieremo 6 libri da proporre alla vostra classe per una lettura ad alta voce avvincente, diverte e… di qualità!

Foto da Pexels di Yan Krukau.

Alessandra Maltempo

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