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4 attività per educazione musicale nelle scuole

Fare musica in modo diverso. 4 suggerimenti per la vostra classe

Educazione musicale: una materia scolastica di serie B?

Nonostante l’indiscusso valore pedagogico che alla musica è riconosciuto fin dall’antichità, la Scuola ancora non dà a questa disciplina il posto che merita nel curriculo scolastico.

A parte le scuole ad indirizzo musicale, la musica è ancora considerata una materia di serie B (una sola ora nella Scuola Primaria; completamente assente, invece, nelle Scuole Superiori) e la qualità della proposta didattica è spesso poco stimolante.
Questo perché la didattica della musica oscilla ancora tra la teoria e il solfeggio da un lato e lo studio di uno strumento musicale dall’altro (studio che richiede, tra l’altro, un’applicazione costante – al di fuori delle ore svolte in classe – se si vogliono ottenere risultati soddisfacenti).

Peccato che nel mezzo di questa oscillazione c’è un mare ancora poco esplorato. E questo mare è semplicemente… la musica!

Cosa significa? Significa che c’è un’infinità di partiture e di generi musicali non considerati e soprattutto, oltre alle note segnate sul pentagramma, ci sono tantissime storie, personaggi, epoche storiche da raccontare.

In altra parole, quando l’insegnamento della musica si stacca da una impostazione troppo didattica e si fa racconto (narrativo ed emotivo), nonché esperienza fisica e corporea, può trasformarsi in un uno strumento per provare a insegnare ai nostri alunni cose che vanno ben oltre le note e il ritmo.
La musica, quindi, intesa anche come materia trasversale, che sa intersecare tutti gli altri ambiti disciplinari.

4 suggerimenti per cambiare prospettiva sulla musica

Ecco quindi qualche suggerimento per progettare attività legate alla musica cambiando prospettiva. La musica non solo come suoni e strumenti, ma…

La musica come fisicità

Un cantante, uno strumento, insomma tutto ciò che produce suono ha un corpo. La musica è corpo in vibrazione.

Normalmente, quando si utilizza il corpo in un’attività musicale con i bambini, lo si fa solo quando si lavora sul ritmo: percuotere altri oggetti, sbattere i piedi, battere le mani.
Ma la musica agisce non solo sul ritmo, ma anche sulla qualità del gesto, sulla tensione muscolare, sulla velocità del movimento e del respiro.

Provate a costruire una sequenza di gesti semplice e fluida e a farla eseguire su musiche molto diverse chiedendo ai bambini di modificare non solo la velocità, ma il modo in cui i gesti o i movimenti vengono eseguiti.

La musica come atmosfera emotiva

Le emozioni che la musica suscita non sono afferrabili del tutto. Proprio in questa sua inafferrabilità che sta tutto il suo fascino e potere. E più la musica è bella (oserei dire ‘alta’!) più queste emozioni non sono perfettamente definibili. Parlo ovviamente di musica senza parole in cui persino atmosfere emotive in tonalità minore (come tristezza o melanconia) diventano piacevoli e desiderabili.

Ecco perché, anche quando lavoro con bambini piccoli, uso la parola “atmosfera emotiva” e non semplicemente “emozioni”. La musica, anche in questo caso quindi, andrebbe ascoltata (e vissuta emotivamente) col corpo, perché le parole (e l’udito!) non possono bastare, anzi: rischierebbero di banalizzare tutto.

Basta suggerire una semplice camminata nello spazio (inizialmente aiutando i bambini a immaginare luoghi e situazioni, anche questi non perfettamente definiti (ad esempio: “Un bambino cammina su un prato”, “Un uomo va di fretta perché è in ritardo”, “Un astronauta cammina sulla luna”, “Una donna passeggia in riva al mare”, “Un ragazzo corre nel buio”) per suscitare in loro paesaggi emotivi in cui possono aggiungere propri significati.

La musica come racconto

Sono infinite le partiture musicali che si fanno racconto, nel senso che contengono una storia. Basti pensare all’Opera: le note, l’orchestra e le voci dei cantanti amplificano al massimo sentimenti e situazioni (buffe o tragiche) che possono essere narrate ai bambini.

Ad esempio: interessante è introdurre il racconto di un’Opera facendo ascoltare un’aria e poi chiedendo ai bambini: “Chi è il personaggio che canta? Cosa sta succedendo? Che emozione esprime?”. Queste domande suscitano in loro curiosità e la musica acquista finalmente quella tridimensionalità che solo l’Opera Lirica, nel suo essere anche teatro, sa dare.

Se cambiamo invece genere e ci spostiamo sulla canzone pop non c’è che da sbizzarrirsi: le storie raccontate dentro una canzone e quelle da raccontare dietro la canzone sono tantissime! Senza parlare delle storie pazzesche di alcuni musicisti e cantanti.

La musica come immagini

A proposito di diversi generi musicali, con i ragazzini più grandi è interessante esplorare l’universo della musica scritta per il cinema.

Un percorso che stimola enormemente l’interesse e l’immaginazione dei più grandi può essere questo: far ascoltare alla classe prima la musica di un film e poi a chiedere che immagine hanno visto (si badi bene: immagine, no emozione!); ovvero: un mare al tramonto, una notte di tempesta, un uomo che fugge, un bambino che piange, ecc. Solo dopo mostrare la scena del film per la quale questa musica è stata composta.

Stessa attività si può fare al contrario: guardare prima la scena senza musica e poi con la musica e confrontarsi sulle differenze e sul tipo di elaborazione sonora che ha fatto il compositore.

E voi? Quale suggerimento proverete a portare nella vostra classe? Raccontateci le vostre esperienze!

Photo by Andrea Piacquadio from Pexels

Alessandra Maltempo

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