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Usare lo stato di flow per migliorare l’apprendimento

Che cos’è lo stato di flow (o esperienza di flow)?

Lo stato di flow è uno stato della mente in cui siamo così coinvolti in ciò che stiamo facendo da vivere un momento unico e meraviglioso di pura concentrazione e totale distacco dalla realtà.

Riusciamo a vivere questa esperienza magica quando la nostra mente risulta così impegnata in un’attività sfidante e per la quale ci sentiamo molto competenti da non avere “altra attenzione disponibile” per far caso ad altri pensieri o sensazioni, arrivando così a dimenticare le nostre preoccupazioni, dove ci troviamo, che cosa sta accadendo intorno a noi, ecc.

Tra i principali studiosi e teorici dello stato di flow c’è lo psicologo Mihály Csikszentmihalyi, la cui teoria è ben nota a chi si occupa di gamification, in particolare di gamification dell’apprendimento. Questo perché nella progettazione di giochi educativi bisogna sempre tener conto dello stato in cui si troveranno i giocatori.
Se, infatti, il gioco ideato non riesce a generare uno stato di flow (o altri stati postivi che andremo a scoprire tra poco), i giocatori non riusciranno mai a imparare e divertirsi allo stesso tempo. Al contrario, potrebbero annoiarsi o sentirsi troppo sotto pressione.

Ma proseguiamo con ordine…

Non esiste solo lo stato di flow.

Per poter comprendere come si arriva a uno stato di flow e come aiutare il nostro piccolo Stracurioso a entrare in uno stato di flow, è bene conoscere quali sono i diversi stati in cui la mente può trovarsi quando compie una determinata attività.

Csikszentmihalyi li ha riassunti in questo schema.

L’asse orizzontale l’ho chiamato con un nome che apparentemente sembra un po’ complicato: “sensazione di padronanza delle proprie abilità“.
Nello schema originale l’asse orizzontale viene semplicemente chiamato “abilità”, ma la parola “abilità” da sola genera un po’ di confusione.  Seguendo questo schema, infatti, non dobbiamo cercare di capire qual è il livello di abilità richiesto per poter compiere una determinata attività. Piuttosto, dobbiamo cercare di capire quanto ci sentiamo padroni e connessi con le abilità che il compito ci richiede.

Se per esempio il vostro piccolo Stracurioso deve svolgere una serie di addizioni chiedetevi: “Quanto si sente fiducioso delle sue abilità di calcolo matematico rispetto all’operazione dell’addizione? Quanto trova piacevole mettere in campo le abilità richieste dal compito? Molto? Poco?” Provate a rispondere, per esempio, con un punteggio da 1 a 5.

L’asse verticale, quello della sfida, è più semplice da comprendere: esso indica quanto è “sfidante” l’attività da compiere.

Quindi, quando il vostro piccolo Stracurioso deve svolgere un determinato compito (scolastico e non) provate a chiedervi: “Quanto è sfidante per lui quell’attività così com’è strutturata e proposta? Poco? Tanto? Mediamente sfidante?” Immaginate anche qui di dare un punteggio da 1 a 5.

Una volta individuati i livelli di padronanza dell’abilità e di sfida percepiti dal vostro piccolo Stracurioso riuscirete a intuire in quale “stato mentale” si trova (o si troverà) nello svolgere quel determinato compito.
Livelli ugualmente alti su entrambi gli assi portano al tanto agognato “stato di flow”: il vostro piccolo Stracurioso farà l’esperienza del flow quando dovrà svolgere un’attività altamente sfidante ma che richiede l’impiego di una o più abilità che sente di poter padroneggiare senza problemi e che prova piacere a mettere in campo.

Spostarsi “da uno stato all’altro”. Qualche esempio.

Per aiutarvi a comprendere meglio la teoria di Csikszentmihalyi, provo a farvi qualche esempio su me stessa.

Io, per esempio, entro in uno “stato di flow” quando gioco a Tabù o a Pictionary. Quando gioco a questi giochi da un lato sento di “essere brava”  e dall’altro sento molto alta e forte sia la competizione con la squadra avversaria, sia la pressione del tempo che scorre.
La combinazione di questi due aspetti genera in me uno stato di flow che mi fa totalmente concentrare sul gioco, dimenticando per davvero tutto il resto!

In genere, è più facile entrare in uno stato di flow quando si gioca (o quando si svolgono delle attività creative e/o si coltivano degli hobby) ed è per questo che lo studio della gamification include anche lo studio della teoria di Csikszentmihalyi.

Anche quando lavoro mi capita di entrare in uno stato di flow, ma ultimamente mi capita sempre meno di frequente e questo perché i ritmi di lavoro a cui ci sottoponiamo oggigiorno (pensiamo alle continue e multiple scadenze che dobbiamo rispettare) possono alzare così tanto il livello di sfida da renderlo troppo sproporzionato rispetto al livello di fiducia che abbiamo nelle nostre competenze.
Questo squilibrio può portare a svolgere le attività in uno “stato di ansia“.

Tornando, invece, alla scena di me che gioco a Pictionary con la mia famiglia, che cosa accadrebbe se a un certo punto decidessi di provare a giocare da sola?
La percezione della sfida si annullerebbe. Il gioco diventerebbe quindi una semplice attività di disegno e lo stato in cui mi trovo passerebbe da uno stato di flow a uno “stato di rilassamento” (livello di sfida basso, senso di padronanza delle abilità alto).

Ma potrei anche passare a uno “stato di noia” (senso di padronanza delle abilità medio, livello di sfida basso). Questo non accadrebbe perché all’improvviso ho perso le mie capacità di disegnare, ma perché, mancando di un obiettivo “chiaro”, potrei arrivare a perdere un po’ la connessione con le mie abilità, arriverei in qualche modo a “percepirle con meno intensità e meno piacere”.
Ecco perché preferisco chiamare l’asse orizzontale “sensazione di padronanza delle proprie abilità”. Anche se inizialmente sembra un’etichetta più complicata, poi diventa più facile da gestire: proviamo quindi a pensare all’asse orizzontale come a un sistema di misura della connessione che in quel momento abbiamo con le nostre abilità e competenze.

Ma lo “stato di flow” è davvero lo stato migliore per imparare?

Sebbene nei paragrafi precedenti abbiamo decantato le lodi dello stato di flow, non è sicuramente l’unico stato positivo in cui trovarsi.

Lo stato di eccitazione

Lo “stato di eccitazione”, per esempio, è uno stato perfetto per imparare perché il livello di sfida è alto ma il senso di padronanza delle abilità che ci vengono richieste si trova a un livello medio: ci sentiamo capaci ma non ancora veramente “bravi”. Sappiamo che ci possiamo riuscire ma che dobbiamo lavorarci.

Quando dobbiamo insegnare ai nostri piccoli Stracuriosi qualcosa di nuovo, dobbiamo ricercare lo “stato di eccitazione” più che lo “stato di flow”. Dobbiamo aiutarli a sentirsi in quella condizione per la quale sanno di non essere del tutto bravi, ma nemmeno del tutto inadatti. Dobbiamo, inoltre, presentare e strutturare “l’attività nuova” in modo che risulti per loro abbastanza sfidante, ma non troppo.
Attenzione, quindi, a non esagerare! In genere, un’attività e/o un argomento nuovi sono già abbastanza sfidanti perché ci costringono a uscire dalla nostra comfort zone.

Lo stato di controllo

Quando, invece, i nostri piccoli Stracuriosi devono continuare a esercitarsi in un determinato compito per mantersi allenati o per assimilare e interiorizzare il più possibile l’argomento (per esempio hanno capito come funzionano le operazioni matematiche ma devono velocizzare il calcolo) allora è più efficace lavorare in uno stato di flow ma anche in uno “stato di controllo” (livello di sfida medio – senso di padronanza delle proprie abilità alto).

Il ciclo completo

Quando il piccolo Stracurioso avrà sperimentato tutte le fasi del ciclo ciclo (dall’eccitazione, al flow, al controllo fino a raggiungere lo “stato di noia”) ecco che è arrivato il momento di introdurre una nuova sfida, di imparare qualcosa di nuovo e uscire nuovamente dalla propria comfort zone!

Consigli pratici per passare “da uno stato all’altro”

Come uscire da uno stato di noia

Immaginiamo che il piccolo Stracurioso stia svolgendo un’attività noiosa, per esempio “riordinare la propria stanza”. Come possiamo uscire da questo stato di noia? Aumentando innanzitutto il livello di sfida percepito e poi anche un pochino il livello di padronanza e connessione con le proprie abilità.

Per aumentare il livello di sfida, possiamo provare quindi a:

  • Introdurre il fattore tempo (per esempio, l’attività deve essere svolta entro un determinato tempo);
  • Introdurre un sistema di competizione (con se stessi o con gli altri);
  • Aggiungere al compito originario altre attività o abilità in cui si sentono “meno ferrati”.

In generale provate anche a chiedervi se l’attività che sta svolgendo ha un obiettivo chiaro. Spesso è anche la mancanza di un obiettivo chiaro a comportare scarsa motivazione e scarso livello di sfida. In questo caso l’obiettivo potrebbe essere anche un obiettivo estrinseco (una ricompensa, un premio), anche se gli obiettivi estrinseci in generale funzionano meno e per poco. Lavorare su un obiettivo intrinseco (il piacere di svolgere quel determinato compito) vi aiuterà invece ad aumentare anche il livello di connessione con le proprie abilità.

Come uscire da uno stato di ansia

Immaginiamo che il piccolo Stracurioso si trovi in uno stato di ansia rispetto a un determinato compito. In questo caso è meglio lavorare su due fronti.

Da un lato, chiedetevi se l’attività da svolgere può essere proposta in una maniera differente in modo che appaia meno “sfidante”.
Se ci sono dei fattori sfidanti come “competizione” e “tempo”, provate quindi a eliminarli. Provate anche a eliminare qualsiasi motivazione estrinseca (voti, ricompense, giudizi positivi) e a fargli scoprire il piacere intrinseco dell’attività che sta svolgendo.

Dall’altro lato, lavorate invece sul suo livello di fiducia nelle proprie capacità e semplificate il compito suddividendolo in sotto-attività più semplici da portare a termine. Questo consentirà al piccolo Stracuroso di prendere maggiore confidenza sia con il compito da svolgere che con le proprie competenze.

 

Mi piacerebbe dilungarmi ancora per ore (condividere le competenze genera in me uno stato di flow 🙂 ) ma direi che per oggi ho scritto abbastanza. Il rischio di dilungarsi troppo è sempre dietro l’angolo.

Se però l’articolo vi sembra utile, se avete domande da pormi ma anche se vi piacerebbe che affrontassi altri argomenti lasciatemi un commento o scrivetemi all’indirizzo email: redazione@accademiadeglistracuriosi.it. Sarò felice di rispondervi!

Foto di cottonbro da Pexels

Cristina Palermo

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